Il rugby, cosi’ come la musica, deve servire ad uno scopo,
deve essere un qualcosa di piu’ ampio di se stessa.
Deve servire un pezzo di umanita’.
( P. Casals violoncellista.)
Da tempo ci dicevamo che sarebbe stato bello fare un torneo di rugby no tav, perche’ noi rugbysti siamo profondamente legati alla terra, essa ci accoglie tra le sue braccia dopo un placcaggio, ci sostiene nelle mischie, ci da’ rifugio nelle ruck, per noi il fango non e’ una cosa sporca, ma un elemento che attenua le botte, che annulla le differenze, nel fango ci ritroviamo fratelli seppur con maglie di colori diversi.E perche’ la cosa piu’ importante nel gioco del rugby e’ il sostegno, l’appoggio dei compagni, la mutua solidarieta’. Quella che vediamo all’opera ogni giorno nel popolo della Val Susa che resiste.
Per noi la solidarieta’ e’ importante, e’ il sale della vita. E’ un valore che ci ha portato a spalare il fango a Firenze e nel Biellese nel 68, a Genova, in Friuli, in Irpinia, a morire all’Aquila. Per questi motivi veniamo a giocare in valle. Per portare il nostro sostegno alla valle che resiste con le unghie e coi denti, con le ultime briciole di fiato nei propri 22.
Veniamo non con delle squadre precostituite, ma da singoli rugbysti, da varie citta’ e regioni italiane, veniamo come persone per condividere gli stessi valori, le stesse intenzioni, la stessa gioia di difendere e proteggere questa terra che e’ la nostra terra.
Perche’ ogni singola zolla della Val Susa ( e di tutta L’Italia vittima del cemento e della distruzione ) diventi i nostri 22, e nei nostri 22 sempre e’ e SIEMPRE SARA’ DURA’
Da parte di tutti noi, un abbraccio resistente e solidale.
” lo zio “