La giornata appena trascorsa porta con sè le due facce della medaglia della situazione che stiamo vivendo: da un lato la ricchezza, l’unità, la solidarietà del movimento notav e dall’altra l’arroganza di un potere sempre più in difficoltà che sa rispondere a un popolo che difende il suo territorio solo con idranti, lacrimogeni e manganelli.
La giornata inziata con uan gita al Rocciamelone, la cui vetta allieta sempre i nostri sguardi ricordandoci la potenza della montagna, ha avuto due grandi appuntamenti che si sono dimostrati unici: alle 16 il raduno degli alpini notav, che in oltre trecento si sono ritrovati davanti al cancello della centrale per manifestare contro la presenza degli alpini all’interno del non-cantiere di Chiomonte. L’orgoglio di un popolo di montagna, che ha sempre inteso il cappello con la penna come una missione di defa del territorio e della popolazione, non per la guerra e per difendere con il proprio operato, la militarizzazione della Valsusa. Un comunicato syampa dell’ANA , diffidava gli alpini a prtecipare al raduno, in barba agli ordini, gli alpini, ribelli e notav, non solo si sono radunati, ma hanno percorso il sentiero che dalla centrale va alla Maddalena, fermandosi poi anche successivamente.
Alle 18 l’incontro con Heidi Giuliani e Giuliano Giuliani, madre e padre di Carlo. Heidi ci ha riempito il cuore con la determinazione e il suo affetto, parlandoci di Carlo, della loro esperienza con un informazione allineata ai voleri del proprietario di turno. “il g8 oggi è alla Maddalena” ci ha detto heidi ricordando come Carlo venne a manifestare a Torino per la morte di Edo e Sole. Un’intervento toccante che si è tenuto sotto il ritmo insulso dell’elicottero delle forze dell’ordine, che per ore ha sorvolato l’area.
Durante tutto il pomeriggio si è protratta la libera battitura delle rete e dei guard rail. Migliaia di notav hanno frequentato il campeggio/presidio per tutta la giornata e intorno alle 20 hanno dovuto fronteggiare l’ennesima arroganza da parte delle forze dell’ordine, che hano lanciato lacrimogeni e getti d’idranta per dispendere l’assedio continuo al non cantiere. Ad un tratto, come per incanto, il fortino più difeso del mondo si è trovato sprovvisto della sua entrata centrale, e il suo cancello è stato aperto, permettendo l’ingresso di alcuni notav, che sono stati respinti dall’idrante e dal cs in quantità. Incuranti della presenza di centinaia di famiglie, i solerti difensori del partito trasversale degli affari, hanno pensato bene di lanciare i lacrimogeni ovunque, ad altezza d’uomo come all’area del campeggio. Sono riusciti, sparando in faccia a poca distanza a ferire un notav con , fratture naso e mandibola, lacerazioni interne a palato e gengiva, maschera antigas dilaniata. LA democrazia tanto invocata dal politico di turno e tanto ricercata dal giornalista di settore si è manifestata immediatamente con l’uso delle armi e dell’oramai continuo attacco alle persone.
In seguito, per difendere il cancello apetro e per fronteggiare un pavido ntav nascosto nel bosco, le forze dell’ordine sono uscite a fronteggiare i notav e contemporaneamente incuranti del fdanno possibile, hanno lanciato lacrimogeni nel bosco, riuscendio a creare l’ennesimo incendio, che ci augriamo non ci si volgia attribuire anche questa volta. Ne è nato un lungo fronteggiamento, dove il popolo notav non è indietreggiato e solo poi grazie ad un estremo senso di responsabilità, intorno alle 21.30 è stati sciolto.
Dalle 20 un presidio di donne notav si è formato alla baita di Chiomonte, “la notte delle streghe” che ha visto motissime donne di tutte le età maledire il cantiere, sbeffeggiarlo,osteggiarlo con la cratività e la determinazione che solo le donne hanno.
Si sprecano le cronache fatte con il copia- incolla dall’ennesimo comunicato stampa della Questura di Torino, la realtà è sotto gli occhi di tutti. E anche il fortino più difeso a volte…può essere aperto!
Oggi, secondo gli organi di informazione e l’intelligence della Questura, era il giorno in cui i manifestant di Genova venivano in Val Susa. Invece ieri la Valsusa è andata a Genova, trovando braccia aperte in ogni luogo, ed oggi, ancora una volta la Genova dei gas Cs e dell’arroganza di stato, l’hanno portata gli stessi che dieci anni fa massacravano uomini e donne su quel lungomare.