Una bellissima giornata di sole ha accolto oggi i no tav al presidio di Venaus. Sembra già primavera e così anche la voglia di lavorare e prepararsi per la rinascita della campagna aumenta. Siamo in tanti oggi, tantissimi, ognuno con le sue esperienze, ognuno con un motivo diverso che lo lega alla figura di Stefano, ai ragazzi di Novalesa, alla terra. Quasi tutti con esperienza contadina, quasi… E così c’è anche l’occasione per apprendere, conoscere gli antichi segreti della coltura della vite, la potatura, la legatura con i sottili e robusti rami di salice e poi ancora molto altro tra le chiacchiere e i sorrisi di generazioni che si incontrano ancora una volta, come nella lotta no tav, anche nelle difficoltà. Stefano è di Novalesa, piccolo paese della valle Cenischia, suo padre, suo nonno e il padre di suo nonno prima di lui da queste viti ricavavsno già un vino onesto e sincero, di montagna, senza tanti fronzoli o retrogusti ma vino, sangue della terra, sacrificio e sudore di vita. Oggi come allora la solidarietà torna e i valori che un tempo animarono la creazione delle prime associazioni e società di mutuo soccorso rinascono. Ecco quindi che la difficoltà di uno diventa un problema per tutti, per la comunità, un problema da risolvere e da affrontare insieme. In questi giorni difficili in cui i nostri ragazzi, i ragazzi di Novalesa sono in ospedale la comunità da cui provengono si stringe attorno alle famiglie, laboriosa si inventa mille e una iniziative di solidarietà e sostegno, dalle raccolte fondi al lavoro nei campi alla preghiera e a molto altro ancora. Oggi è stato risistemato anche un grande muro di contenimento a secco, pietra dopo pietra le mani si sono intrecciate e nuovamente quel mosaico di antica orditura si è riposizionato. Pietre passate di mano per generazioni, simbolo anche questo di unità e di forza. (foto di Claudio Rovere)