pubblichiamo l’articolo tratto DA LA STAMPA DEL 25 FEBBRAIO, giorno del corteo notav, e giorno in cui si intravede qualche ombra di verità sugli appalti legati al tav. A lettori il giudizio
DA LA STAMPA DEL 25 FEBBRAIO 2012.
“Appena settanta voti? E’ un calabrese fasullo”
Politica, appalti e tangenti nelle carte dell’operazione Minotauro
ALBERTO GAINO
Il capo di una «locale» nell’impresa edile Da settembre 2006 a marzo 2007, appena scarcerato per indulto, Bruno Iaria, capo della «locale» di Cuorgnè, si fa assumere come dipendente all’Italcoge. L’impresa si aggiudicherà poi l’appalto della recinzione del cantiere Tav a Chiomonte
‘N drangheta, appoggio elettorale a politici alleati, appalti pubblici e controllo occulto di aziende, in particolare nell’edilizia, molto più stringente di quanto non apparisse dai primi atti dell’Operazione Minotauro. Dagli ultimi questo intreccio di interessi diventa soffocante per politici come Fabrizio Bertot, sindaco di Rivarolo Canavese, o sviluppa interessi paralleli per Nevio Coral (dominus di Leinì, in carcere) che approfitta dei «calabresi» anche negli affari. Il rapporto del nucleo investigativo dei carabinieri di fine dicembre è stato depositato dalla procura a disposizione dei legali dei 191 indagati di «Minotauro»: ridefinisce questi legami e estende ombre nuove su appalti pubblici, compresa «la commessa aggiudicata da Ltf (Lyon Turin Ferroviaire) per realizzare la recinzione nel cantiere di Chiomonte».
Da Salerno alla Valsusa Nell’ultima delle 604 pagine del dossier il colonnello Domenico Mascoli inserisce uno schema dei lavori aggiudicatisi da Foglia Costruzioni e condivisi con Italcoge spa dei Lazzaro (quelli della recinzione del cantiere di Chiomonte). Vi spiccano interventi sull’autostrada Salerno Reggio Calabria e su acquedotti calabresi. I carabinieri sottolineano unno snodo societario a loro dire cruciale: «L’acquisto della fallita Foglia da parte di Finteco», altra società che riconducono al controllo occulto di Giovanni Iaria, arrestato con il blitz di giugno e personaggio che viene di lontano.
Iaria a Italcoge Sin qui potrebbe trattarsi di coincidenze, per quanto strane. Ma da settembre 2006 (e sino a marzo 2007) fra i dipendenti di Italcoge risulta Bruno Iaria, capo della «locale» di Cuorgné e nipote di Giovanni che divide con Nevio Coral il ruolo di protagonista del rapporto dei carabinieri. In comune hanno pure la «passione» per la politica: Giovanni Iaria fu vicesegretario provinciale del Psi fra la fine degli Anni 80 e l’inizio dei 90 per quanto avesse già avuto disavventure giudiziarie.
Sembrava scomparso da vent’anni, dopo aver ceduto un paio di imprese edili all’allora presidente del Torino Calcio, Gian Mauro Borsano. Gli investigatori informano che per lungo tempo ha fatto la spola fra il Canavese e Santo Domingo. E nel 2007 fotografano 14 imprenditori e un dipendente Sitaf (concessionaria autostradale in Valle Susa) mentre entrano in casa sua, a Cuorgnè, per un incontro di affari. Nel gruppo si notano Piero Gambarino (figura centrale dell’ultimo scandalo sanitario) e Claudio Pasquale Martina, socio del Lazzaro e di Italcoge nell’Ati che si aggiudicò l’appalto di Chiomonte prima dei rispettivi fallimenti. Le coincidenze diventano un po’ troppe.
Gli affari di Coral Un imprenditore vicino alla ‘ndrangheta mette a verbale: «Giovanni Iaria era mio socio occulto. Lo conobbi quando iniziai a lavorare per Coral… Mi chiamò Coral in ufficio dicendomi di comprare una società in fallimento, la Cogeca, e precisandomi che dovevo cedergli una quota per garantire un più facile accesso al credito bancario. Gli diedi il 15% gratuitamente, come negli altri casi… Il senso dell’operazione era di acquisirne la Soa (un attestato) che consentiva l’accesso agli appalti pubblici.. Ad esempio, la Edilmaco (altra società attribuita al controllo occulto di Iaria, come la storica e ormai defunta Bresciani Costruzioni) acquista Cogema, Coral si prende stipendi da “capogiro”, intasca “tangenti” per rinunciare a lavori (nel portafoglio ordini dell’azienda) e lascia la società al suo destino…».
I voti del colonnello A Rivarolo il costruttore Giovanni Parisi «viene agevolato nel conferimento e nell’esecuzione dei lavori edili dei complessi residenziali Il Villaggio del Sole (realizzato) e della Città del Sole». Gli ‘ndranghetisti si spartiscono i subappalti e Giovanni Iaria si attiva per l’elezione del sindaco Bertot alle Europee 2009. I carabinieri danno conto dell’impegno di Parisi di raccogliere per lui 800 voti a Nichelino. Ne avrà 70 e Iaria sbotta: «Quello è un calabrese fasullo». E rimbrotta uno dei suoi collaboratori, Giovanni Macrì, di avergli «dato retta».
Bertot raccoglie 19.156 voti, «quarto dei non eletti nel Pdl». Iaria gli ha organizzato incontri elettorali a Cuneo, Vercelli (dove si attiva pure il colonnello dei carabinieri Giuseppe Romeo, «già coinvolto nelle indagini su Salvatore Strangio») e Novara. Con Macrì si esalta: «Mi sento ringiovanito di vent’anni». E alla mancata elezione di Bertot l’altro lo rincuora: «Abbiamo cominciato a mettere in piedi una struttura… E’ la base per il futuro». I quasi 20 mila voti di Bertot non sono pochi, ma i conti non tornano, anche per il «patto elettorale» con Coral che «non ha funzionato». La «rete dei calabresi» si è elettoralmente dispersa quella volta. Un caso?
IL «MEETING» A CASA Ritrovo dal boss per 14 imprenditori tra cui c’era anche Gambarino IARIA AL TELEFONO «In questa campagna elettorale mi sento ringiovanito di 20 anni»