Apprendiamo dai quotidiani nazionali LaStampa e Repubblica che LTF (consociata italo francese per la costruzione della tav torino lione) coordinandosi con la prefettura e la questura di Torino starebbe valutando la sostituzione delle reti del fortino tav di Chiomonte con un muro in calcestruzzo alto 3 metri. Inoltre da Roma arriva la notizia che nel famoso ddl sviluppo il governo Berlusconi, per mano del ministro dell’interno Maroni, conferma l’intenzione di dichiarare l’area di cantiere zona di interesse strategico nazionale con le relative aggravanti penali per chi violasse l’area. Arresto immediato quindi e pene da tre mesi a un anno di carcere come aggravante ai reati fino ad ora contestati dai no tav che in questi mesi sono stati arrestati e fermati, esempio più conosciuto quello delle compagne nina e marianna fermate e arrestate poco tempo fa. Queste due mosse molto mediatiche che preannunciano però conseguenze molto reali arrivano in una fase di stanca in cui i promotori dell’opera di fatto non sanno più che pesci prendere per portare avanti questo disgraziato progetto. Sgomberi con le ruspe, reti, filo spinato, ordinanze prefettizie di sequestro di interi comuni, arresti, denunce, fogli di via, militari non hanno di fatto fermato il movimento no tav e soprattutto non hanno interrotto il lungo percorso di assedio – non mediatico ma reale – che dura ormai da cinque mesi a Chiomonte. Il movimento è in ottima salute e propone settimanalmente iniziative che rendono impossibile l’avvio del cantiere vero e proprio. Quello che oggi si muove in quel recinto infatti è meramente mediatico e ben evidenziato dal report del sito lavallecheresiste.info “Nuovo cinema maddalena”. Siamo quindi al dunque, per far partire i lavori bisogna allargare il cantiere nei terreni contigui alla baita presidio no tav, tutti di proprietà privata, tutti del movimento no tav o di attivisti no tav. Lì è ubicato l’imbocco di questo inutile tunnel geognostico (ricordiamo che in questo tunnel non passerà mai un treno e sorge in un’area in cui due tunnel autostradali e un tunnel di una centrale idroelettrica permetterebbero già di loro natura una perfetta conoscenza del sottosuolo), lì si dovrebbe scavare. Ecco allora le ultime pensate di governo e polizia, muri e arresto immediato. Siamo arrivati alla frutta come si direbbe in modo molto genuino e semplice, oltre non resta molto da mettere in campo. Un fallimento totale della politica istituzionale, evidente e chiaro per chi ancora non lo avesse capito dopo questi mesi e i chilometri di reti e filo spinato israeliano. Ironia della sorte e neanche troppo la scelta di questo filo spinato, di fabbricazione israeliana, pericoloso e tagliente ma insufficente in val di Susa e in israele, ecco allora sempre da israele la “soluzione”, come a Gaza un bel muro che divida ancora più chiaramente le parti. Un fallimento che da anni il movimento no tav annuncia e cerca di rendere pubblico da un lato denunciando l’inopportunità e l’inutilità di quest’opera, dall’altro mostrando tutta l’ostilità e l’impegno che una valle intera ha messo in campo in anni di lotta bloccando i lavori. Condizioni centrali di questo problema sono l’analisi costi-benefici negata dai governi e invece analizzata dalle comunità locali e la crescita-massificazione continua che questo movimento ha avuto in oltre venti anni di storia, nella sua valle e non. Un muro che divide con evidenza quello che solo un sordo e un cieco ancora non hanno compreso: due parti, due lati, uno di chi vuole la vita e il futuro dei territori, l’altro chi vuole arricchirsi distruggendoli. La risposta non può essere che una, la resistenza, popolare, continua e diffusa. Il percorso iniziato è giusto e legittimo, la sua prosecuzione essenziale per la vittoria del movimento. Tutta una valle è chiamata ancora una volta a una scelta di coraggio, tutta l’Italia dovrà sostenerla per evitare che un mare di denaro pubblico in un momento di crisi economica così reale e pericolosa venga prosciugato in un’opera inutile e dannosa. Mai come oggi sembra attuale un pensiero del poeta drammaturgo Bertold Brecht “Quando l’ingiustizia diventa legge la resistenza diventa un dovere”. ORA E SEMPRE NO TAV!