PARTE 1: L’ATTUALE FASE DI LOTTA NO TAV
Sono passati mesi dalle ultime marce popolari no tav che hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di persone. Quello forse è stato uno degli ultimi momenti in cui poter insieme fare il punto della situazione, di persona, lungo il cammino, lungo i sentieri della lotta. Molti hanno seguito da lontano attraverso i media l’evolversi degli eventi, molti sono ritornati in valle di Susa per l’estate no tav e moltissimi valsusini ancora hanno continuato a donare parte del loro tempo e della loro vita a questa lotta, alla loro terra, al nostro futuro. Ma cosa sta accadendo dunque in valle di Susa? Incendi, mostri vestiti di nero, sequestratori di camionisti o peggio terroristi? Oppure cittadini indignati, famiglie no tav, giovani che amano il loro futuro, amministratori che parlano con i cittadini? Basta per descrivere questo groviglio di eventi un termine solo, alto e nobile: Resistenza No Tav. Come ogni movimento di resistenza nasce da un sogno, da un’idea di mondo e di futuro differente dall’attuale. Come ogni movimento di resistenza nasce e cresce da una necessità politica e come lotta politica si pone nella realtà, non per distruggere militarmente un invasore o un nemico ma per respingere, modificare e porre in difficoltà una prospettiva politica come quella si tav sbagliata, devastante e pertanto avversa. Come ogni resistenza va amata, vissuta e sostenuta. Non sempre è bella e piacevole, non sempre è facile da vivere ma senza di essa il futuro è già scritto.
Anni fa, nel lontano 2005 le idee di questo movimento, le migliaia di firme, petizioni, assemblee, riflessioni e richieste in valle di Susa si scontrarono con le ruspe della Polizia e delle ditte interessate al progetto tav Torino Lione. Un popolo uscì di casa, si mise in strada, mise i propri corpi davanti alla propria terra in sua difesa. Non iniziò lì la storia del movimento no tav, lì in quell’attimo, di fronte alla prima violenza reale, non più solo sulla carta iniziò la stroria della resistenza no tav. Da movimento popolare di opinione, come molti ne abbiamo conosciuti in questi anni il movimento no tav divenne un movimento di lotta popolare.
Una breve analisi della fase di lotta: il cantiere, il progetto tav Torino Lione come abbiamo ormai chiaro viene imposto con la forza. I tavoli di discussione sull’opera erano e sono le scuse che i governi usano per dire “vi abbiamo consultato, avete potuto dire la vostra, ora però si va avanti, il parlamento, l’Italia e l’Europa lo vogliono”. Discutere risulta quindi inutile con chi ha già deciso di aprire i cantieri ad ogni costo. Dunque non resta che il conflitto, la lotta, la resistenza. Ma che significato assumono questi termini nella lotta no tav? Giacu, il misterioso eroe no tav delle notti in val Clarea con una sua famosa frase forse ci può aiutare “Noi felici quando voi arrabbiati”. Significa dunque solo battere il più forte possibile lungo le recinzioni facendo innervosire e reagire le truppe di turno? O forse significa costruire solo iniziative colorate e belle come i cortei da decine di migliaia di persone in cui si ride, si lotta ma non ci sono pericoli? O forse ancora il giusto sta nel mezzo, nel produrre iniziative di resistenza alla portata di tutti? Nessuna delle tre ipotesi è quella corretta (e di queste le migliaia di declinazioni e sfumature che si potrebbero ricavare). Non è infatti questo un piano di ragionamento politico e non questo è il terreno sul quale ragionare (più conflitto, meno conflitto, più popolare, meno popolare, alla portata di tutti, alla portata di pochi, spingere in vanti la lotta, frenare nelle difficoltà). Il punto è come fare arrabbiare loro, chi vuole distruggere la valle di Susa, chi ruba, parassita e impoverisce gli italiani ovvimente restando in piedi senza farsi distruggere. Fare “arrabbiare” potrebbere trovare come migliore interpretazione “aprire contraddizioni”. Con contraddizioni si possono nella lotta politica intendere i nervi scoperti della proposta avversaria, i punti deboli, i punti in cui evidenziare a tutti la malvagità di un progetto come quello della Torino Lione. Attarverso questi far riaprire un dibattito nel paese o ancora porre un governo sotto “assedio” dell’opinione pubblica e sul piano reale sotto “assedio” dei cittadini che cercano di intercettare nella vita reale i politici facendo poi modificare i percorsi, le decisioni e perchè no in termini più ampi anche il futuro stesso di un paese come l’Italia. Non si tratta dunque di astrarre la lotta da un piano simbolico verso uno reale o viceversa ma si tratta di trovare i modi e le situazioni in cui il cantiere, chi lo governa, chi vi ruota intorno entra in difficoltà, si ferma, ritorna sui suoi passi.
Alcune prospettive: tutto o quasi tutto della fase attuale di lotta vuole essere schiacciato su un piano militare da media mainstream, politici e magistrati. I no tav sono cattivi, terroristi, ignoranti e anche bugiardi. Sarebbe impensabile abbandonare il campo, evitare il cantiere per evitare questo piano e queste difficoltà. La contraddizione politica principale dell’intera vicenda è infatti quando i politici dicono “tutti lo vogliono, ormai la valle è pacificata” e invece migliaia di persone continuano a disobbedire, a danneggiare le recinzioni o a farsi semplicemente vedere dal mondo con la bandiera al di fuori del cantiere. Proprio qui uno dei nodi centrali della lotta no tav. La capacità di sintesi tra Conflitto e Consenso, il praticare le contraddizioni colpendo là dove il sistema malefico scricchiola raccogliendo il consenso, la solidarietà, la partecipazione. Sempre più persone che comprendono le ragioni, si avvicinano al movimento e a loro volta si rendono disponibili ad agire, a praticare la lotta, in val di Susa e non solo, al cantiere, nelle assemblee, nei cortei, nei territori anche distanti dal cantiere. Un conflitto dunque che genera consenso, magari per un secondo passivo (il classico “bravi!” esclamato dal divano di casa o da lontano, “è così che si fa”) ma che diviene da subito attivo, con la delicatezza di chi agisce, anche duramente ma che prova con mille sforzi a comunicare sempre le ragioni e la bontà della lotta che sta praticando. Senza mai porsi dall’alto in basso, senza pensare di essere gli unici ad aver compreso ma cercando di aiutare gli altri a crescere. Tutto diventa però ogni giorno più difficile, la resistenza più dura e le risposte da parte delle forze di polizia e della magistratura torinese più determinate e incisive. Come dicevamo all’inizio la resistenza va dunque sostenuta e aiutata con campagne che diano la possibilità anche a chi vuole partecipare da lontano, dal paese e non può arrischiarsi lungo i sentieri di essere protagonista ed aiutare chi invece ancora può farlo. Tutti possono resistere, tutti possono dare una mano e tutti sono importantissimi. Ma tenere la barra dritta, il timone saldo non vuol dire solo resistere nel campo più difficile, il cantiere o incrociando le truppe e i devastatori nelle articolazioni di esso come gli alberghi e le sedi delle ditte. Significa ad esempio indagare bene nella parte avversa e capire come dice Giacu dove si “arrabbia”. L’informazione libera, capillare che ogni italiano dovrebbe ricevere fa molto arrabbiare, tutti lo possono fare, in valle di Susa, in giro per la penisola e anche in Europa. Coinvolgere nei programmi del movimento parlamentari, sindaci ed esponenti del loro “mondo” fa molto arrabbiare la casta. Lavorare in valle di Susa per modifcare magari nelle varie tornate elettorali alcuni comuni diretti in questi anni (per ingenui errori delle liste di sinistra ) da esponenti si tav li farebbe “molto arrabbiare”. Aprire ancora, e questo sarebbe stupendo, ulteriori piani di lotta reali e giusti nell’intero paese, sulla crisi, sul lavoro, sui diritti fondamentali, la scuola la salute, la casa, farebbe molto arrabbiare e renderebbe i no tav della valle di Susa molto felici. Ma non tutto è così facile come sulla carta e nelle teorie. Tanto cuore e tanto coraggio servono e serviranno ancora per affrontare la devastazione della val Clarea e per migliorare su molti altri fronti.
Alcune difficoltà: più il movimento apre contraddizioni e pone in difficoltà la casta si tav più questa reagisce, cerca di fare male e complicare la vita a chi resiste, a chi è no tav. Non bisogna mai abbattersi di fronte a questi segnali, sono i segnali che ci indicano di essere sul giusto cammino. Trovare nuovi piani dove praticare la lotta o migliorarne di esistenti, come già sopra abbozzato non vuol dire però cercare un piano migliora in cui battere le truppe, il cantiere o la casta. Non esiste terreno in cui una popolazione o una resistenza possono fronteggiare a viso aperto plotoni di uomini pagati e attrezzati pensando di vincere solo sul campo. Non esiste cantiere in cui sia più facile tagliare una rete, evitare un lacrimogeno o un arresto, non esisterà un cantiere più facile della val Clarea. Non ci saranno insomma tempi migliori o terreni migliori se non quelli in cui l’iniziativa del movimento sarà così incisiva puntuale e fastidiosa da portare l’avversario a retrocedere.
PARTE 2 UN BREVE RIPILOGO DELLE ULTIME VICENDE RELATIVE ALL’ESTATE 2013
Una breve sintesi degli eventi estivi: finisce la primavera e inizia l’estate di lotta no tav, primi dibattiti, assemblee, i giovani notav prendono l’iniziativa e per il secondo anno di fila si apre con il campeggio studentesco. Sono giorni veloci, passeggiate al cantiere, blocchi alle ditte coinvolte negli appalti tav (vedi link gita all’Itinera studenti no tav) e subito volano le denunce e i fogli di via (per la prima volta anche ai valsusini da comuni valsusini rendendo un più complicata la vita di tutti). Inizia dunque la fase di luglio e subito il cantiere minacciato dalle mobilitazioni alza le fortificazioni. Il 19 luglio il picco di lotta con la passeggiata notturna che porta una notte di scontri tra no tav e forze di polizia. Bilancio finale nove fermi poi divenuti sette arresti, oltre 63 feriti e la vergognosa e infame vicenda di Marta Camposano fatta oggetto di abusi sessuali durante il fermo nel cantiere tav ad opera delle forze di polizia sotto gli occhi dei due pm Padalino e Rinaudo presenti in loco. Subito dopo arrivano ancora le accuse di terrorismo e la perquisizione della Credenza storico punto politico e di aggregazione di Bussoleno. Infine ad agosto, colpendo in contemporanea con le perquisizioni arriva la talpa, a pezzi, di notte, mimetizzata in trasporti eccezzionali ma nenache troppo. L’iniziativa no tav in questa fase consiste nel provare con blocchi a sorpresa, reperendo con difficoltà le infomazioni a intercettare i convogli. Sono nuovamente fermi, foglia di via e arresti (vedi link blocco arresti e fermi a Chianocco). Continua poi ad agosto il campeggio no tav con la ripresa delle attività a Chiomonte e il programma che via via sta proseguendo con le battute finali, valsusa l’università delle lotte (vedi link programma) a cura degli studenti universitari e poi ancora un ultimo fine settimana con un altro appuntamento orgaizzato dagli studenti no tav degli istituti superiori.
Una breve analisi della fase cantiere e lavori: a Chiomonte è in corso lo scavo del primo tunnel geognostico tav Torino Lione. Si tratta di un tunnel lungo circa 8 km in cui non passerà mai nessun treno con l’unico scopo di indagare la conformazione del sottosuolo. In Francia di questi tunnel ne sono stati scavati ben tre ed ora il governo francese da sempre incredulo sull’utilità dell’opera sta pensando di utilizzare questi inutili tunnel come future discariche per i combustibili nucleari esausti delle sue centrali. Per mantenere in piedi questo costoso cantiere vengono impiegati ogni giorno circa 400 poliziotti, carabinieri, finanzieri e militari alloggiati a spese dei contribuenti negli alberghi dell’alta valle di Susa (costo stimato 90000 euro al giorno vedi link). I lavoratori del cantiere provengono quasi tutti dalle cooperative emiliane, lavorano a salari da fame e per risprmiare sulla tassazione i contratti vengono gestiti da agenzie interinali alcune delle quali con sede in Romania e quindi con legge e privilegi stranieri. I soldi come si sottolineava prima sono però tutti pubblici, frutto di tassazioni ai cittadini italiani eseguite in modo sempre più grave dai vari governi della crisi, Monti prima, Letta oggi. Lo scavo procede a rilento e solo oggi dopo due anni di opposizione intensa del movimento no tav i primi pezzi della talpa sono giunti in cantier. L’opera era, è e rimarrarà inutile, i cantieri che riguarderanno il reale tracciato dove passeranno i treni non sono che un miraggio lontano. Susa con la futura stazione internazionale e Bussoleno poi sono previsti tra cinque anni almeno, sempre sulla carta. Nel frattempo però l’apparato di progettazione parassita gestito dai partiti pd in testa e dall’osservatorio di Mario Viarno continua a sottrarre ricchezza alle casse pubbliche dirottando il tutto verso general contractor privati.
PARTE 3 LA COMPLESSA MACCHINA DI DEVASTAZIONE E FURTO DI DENARO PUBBLICO TAV TORINO LIONE
Ma da cosa è composto l’apparato del cantiere sitav? Sempre per dare a tutti la possibilità di divenire no tav, partecipare al dibattito e di informarsi proviamo a fornire senza velleità alcuna una breve sintesi della complessa e ramificata macchina che oggi il movimento no tav contrasta. OBIETTIVO FINALE IL FURTO DI OLTRE 22 MLD DI EURO DI DENARO PUBBLICO:
– gli ideatori del progetto: tutto ovviamente nasce negli anni novanta negli ambienti dell’allora partito comunista. Il progetto prende forma e diviene patrimonio comune di tutte le forze istituzionali di maggioranza e quindi di fatto oggi pd e pdl che negli ultmi due quasi tre decenni si sono susseguiti alla guida del paese. Oggi capitano di sventura e di facciata il senatore torinese del pd Stefano Esposito
– chi dà il via politico all’opera e lo sosteniene: sono i ogverni nazionali degli ultimi tre decenni che continuano a spingere per questo tipo di grandi opere ed in particolare per il progetto Torino Lione, tra i più costosi, inutili e al tempo stesso utili per sottrarre ricchezza ai cittadini. (riproponiamo una attente analisi fatta da Marco Ponti noto economista che riassume qui in modo emblematico le menzogne governative sui costi e sui benefici della tav Torino Lione)
– l’osservatorio governativo per la Torino Lione: vera invezione del secolo per la democrazia moderna. Un luogo inutile in cui si convocano i rappresentanti delle popolazioni locali, li si fa discutere per mesi o anni e nel frattempo si prepara il progetto come si vuole. Male che va, se il gioco viene scoperto o evitato come per il caso valsusa Torino Lione si può sempre dire di averli “coinvolti”, termine molto ambiguo che assolutamente differisce dall’ascoltare (vedi lo strano caso dell’ispezione fatta dal movimento no tav all’archivio “pubblico” dell’osservatorio). Presieduto da Mario Virano, azzeccagarbugli della sinistra torinese trova per lui un ruolo e una ragione di vita, oltre che ovviamente ad un paradisiaco stipendio che ad oggi ancora non si è in grado di calcolare ma in grado di superare tranquillamente i 2 milioni di euro (solo per il presidente che come vediamo nella foto è tutt’altro che imparziale o mediatore).
– le lobby di affare coinvolte: tutti i grandi gruppi finanziari che seguono gli investimenti pubblici, in parole povere le banche come Intesa Sanpaolo (vedi un breve dossier) o Unicredit che prestando soldi allo stato poi trarranno beneficio dai tassi di interesse e da qualche utile separato dalle spese di costruzione. Tutti i grandi gruppi di costruzione italiani che caldeggiano le grandi opere pagate con i soldi dei contribuenti partendo dal gruppo Gavio fino ad arrivare all’Impregilo del gruppo Fiat.
–le ditte coinvolte controllate da una mega società italo francese Ltf a partecipazione totalmente pubblica (ad oggi nessun investitore privato si sognerebbe mai di partecipare a un progetto inutile) a piramide scendono verso il basso passando per la famosa cmc (cooperativa muratori e costruttori vedi dossier)
– chi difende militarmente le devastazioni del cantiere: tutti i reparti di pubblica sicurezza d’Italia di tutte le forze di polizia e armate che a rotazione forniscono mezzi e uomini (chi le chiama truppe viene denunciato) sotto gli ordini dei vari ministeri (nei processi contro i notav arrivano anche a schierarsi come parte civile). Il tutto pagando laute integrazioni agli stipendi in trasferte turni notturni, festivi, pernottamenti in alberghi 3 stelle e così facendo nella peggiore delle italiche tradizoni, mangiare e bere a sbaffo.
– chi aiuta e con il suo lavoro perseguita il movimento no tav: la magistratura torinese capitanata da Caselli (vedi processi a tempo di record) con i suoi due pm di “punta” Rinaudo e Padalino che difende l’operato delle forze di polizia e lavora con dedizione ad incriminare i notav ogni qual volta infrangono le leggi (leggi ovviamente che ritengono invece legittimo e giusto usare 21 mld di euro pubblici per una ferrovia inutile)
– chi cerca di spiegare all’opinione pubblica la bontà dell’opera e demonizzare il movimento no tav: quasi tutti i quotidiani nazionali che vivono di finanziamenti pubblici e costruiscono il loro futuro difendendo la casta dei politici che distrugge l’Italia. In particolare è in atto da tempo una guerra a tutto campo delle testate piemontesi LaStampa e LaRepubblica (la prima di proprietà dei gruppi finanziari interessati all’opera riconducibili in sintesi alla FIAT e la seconda ormai organo e megafono del pd). Spiccano le firme di Numa (vedi un emblematico atto di denuncia del movimento dell’estate 2012) e Griseri (vedi alcuni episodi dell’estate 2013) ormai fieri padalini sitav.