Il meccanismo in sintesi è il medesimo che ha visto protagonista la ditta Geomont. La Italcoge spa è o meglio era una ditta di proprietà della famiglia Lazzaro di Susa in val di Susa appunto. Da sempre una ditta coinvolta nelle peggiori speculazioni edilzie in valle e non solo (per un periodo anche occupata alla “costruzione” della famosa autostrada Salerno Reggio Calabria).Questa ditta era stata coinvolta nella primavera del 2011 dall’osservatorio sulla Torino Lione presieduto dal commissario Virano nella preparazione dei cantieri di Chiomonte per il tunnel geognostico della Maddalena. Con atteggiamento servile aveva fornito i mezzi usati dalla polizia per distruggere e sgomberare il presidio della Maddalena il 27 giugno 2011 (ruspe e pinze meccaniche). Aveva poi lasciato a disposizione i bulldozer usati contro i manifestanti no tav nella giornata del 3 luglio e che alla guida dei poliziotti avavano di fatto distrutto l’area archeologica della Maddalena provocando addirittura le dimissioni dell’allora assessore alla cultura di Chiomonte. I medesimi mezzi erano poi stati utilizzati durante il mese di luglio per allargare le recinzioni ed arrivare alla porzione ad oggi occupata della futura area di cantiere. All’inizio di agosto arriva però la doccia fredda per la famiglia Lazzaro e per lo stesso commissario Virano, la Italcoge è dichiarata fallita dal tribunale di Torino. Subito i protagonisti minimizzano e in perfetto stile berlusconiano accusano i giudici di faziosità. Si scopre però che come per la geomont il fallimento è dovuto al mancato pagamento di numerosi milioni di euro di tasse, un bel fallimentone alla faccia del piccolo dissesto dichiarato ai media. Un problema resta però nascosto all’opinione pubblica, la ditta aveva acquistato per conto di LTF (il general contractor italo francese per la costruzione della Torino Lione) centinaia di metri di recinzioni in calcestruzzo (new jersey) per la preparazione del cantiere. Questo materiale finisce così sotto tutela del giudice fallimentare che lo sequestra e lo blocca appunto in un magazzino a Susa. Qui iniziainiza il bello della vicenda, apprendiamo che nei giorni passati questo materiale è stato trasportato a Chiomonte nel recinto occupato dalla polizia. Come è stato possibile? Semplice, basta conoscere un po’ l’Italia e la questione tav per venirne a capo. I materiali della ditta Italcoge sono stati affittati con un canone mensile alla ITALSERVIZI altra ditta della famiglia Lazzaro evidentemente vergine dal punto di vista fiscale che è stata coinvolta da LTF nei lavori per la preparazione del cantiere di Chiomonte in sostituzione della ITALCOGE. Come questo sia stato possibile non è dato a sapersi ma di fatto i medesimi speculatori possono continuare impuniti il loro furto di denaro pubblico. Per il movimento no tav quindi non resta altro che la resistenza per fermare questo immane ed inutile spreco. Da anni ogni via legale è stata preclusa al movimento, migliaia di pagine di ricorsi e appelli istituzionali sono stati cestinati e la magistratura come in questo caso lavora a braccetto con chi la val di Susa la vuole distruggere. Fortunatamente queste notizie non lasciano a bocca aperta nessuno in val di Susa ma sono solo un’ulterirore conferma di quanto da anni il movimento no tav sostiene. Devono però far riflettere chi guarda dall’esterno a questa vicenda o è poco informato dei fatti e a volte ricade in un giudizio distorto dall’immagine che le televisioni e i giornali da tempo danno di questa lotta. Se si conosce l’argomento e i protagonisti di questo affare non si può che essere NO TAV!