Il Tribunale di Torino con ordinanza del 4 maggio 2012 ha annullato il decreto con il quale il Gip Dott.sa Federica Bompieri (lo stesso Gip dell’ordinanza che ha portato in carcere 26 militanti notav lo scorso 26 gennaio) aveva stabilito, su richiesta della Procura della Repubblica, di sottoporre a visto di controllo tutta la posta proveniente o inviata a Giorgio Rossetto nel carcere di Saluzzo dove resta detenuto in condizioni di sostanziale isolamento ormai da 3 mesi e mezzo.
La richiesta di sottoposizione al visto di controllo della posta, formulata dalla Procura e accolta dal Gip, era fondata su argomenti a dir poco contorti e certamente fantasiosi.
Giorgio, infatti, in una relazione del Comandante di reparto, Commissario Benedetto Novena, veniva indicato come persona che esercitando la sua “carismatica influenza negativa” stava allestendo, con la complicità di un’organizzazione esterna al carcere, una a dir poco stravagante alleanza tra detenuti simpatizzanti Notav e altri reclusi in regime di Alta sorveglianza.
Ma la cosa che avrebbe dovuto indurre chiunque a cestinare direttamente la relazione del solerte Commissario Novena, senza procedere oltre, è la finalità della costituzione del fantomatico e decisamente variegato gruppo di detenuti.
E infatti, la “neonata alleanza”, secondo il Commissario e la Procura, avrebbe dovuto occuparsi di organizzare iniziative a difesa dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori in particolare attraverso la sottoscrizione di una petizione a sostegno delle lotte dei lavoratori italiani su questo tema.
Proprio per questi motivi il Gip ha ritenuto ragionevolmente dimostrato che Giorgio tenesse comportamenti volti all’istigazione alla ribellione di altri detenuti.
Ciò che veniva imputato a Giorgio e ai suoi presunti sodali, quindi, non era l’organizzazione di rivolte o di gravi disordini all’interno del carcere, ma il fatto di voler esprimere la propria idea in merito a un tema di così grande rilevanza politica e sociale come la riforma delle leggi sul lavoro in Italia.
Se così è, poco importa se sia stato Giorgio o qualcun altro a far circolare la petizione “incriminata” nelle sezioni del carcere di Saluzzo. Ciò che rileva come violazione dei più elementari diritti dei detenuti è il fatto che una simile attività, come quella di esprimere le proprie idee, possa essere utilizzata per comprimere diritti fondamentali e costituzionalmente tutelati come quello alla riservatezza della propria corrispondenza.
Ai signori Procuratori della Repubblica probabilmente sfugge il fatto che Giorgio Rossetto sia detenuto in forza di un’ordinanza cautelare e che, pertanto, ad oggi, debba per legge essere considerato innocente.
Nessuna sentenza passata in giudicato, infatti, ha mai limitato l’esercizio dei diritti politici e civili di Giorgio, il quale, al pari di ogni altro cittadino, può continuare ad esprimere tutte le sue idee sia in merito al Tav che, se lo ritiene, in merito alla riforma del diritto del lavoro.
Voler restringere in qualsiasi modo le prerogative di Giorgio o di qualunque altro detenuto per tali motivi concretizza un insopportabile sopruso che va ad aggiungersi ad una detenzione che si prolunga ormai da tanto, troppo, tempo.
Il Tribunale di Torino in seguito a reclamo contro l’insensata restrizione ha quindi provveduto ad annullare il decreto stabilendo come non vi fossero in alcun modo i presupposti di merito per applicarla.
Auspichiamo che lo stesso Tribunale, che a breve sarà chiamato a pronunciarsi nuovamente sulla richiesta di libertà sia per Giorgio che per gli altri militanti Notav ancora ristretti, compia finalmente un atto di giustizia ponendo fine alla furia giudiziaria che ci ha sottratto per troppo tempo alcuni tra i più generosi compagni della nostra lotta.