Ad un anno dallo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena
E’ passato un anno oggi dall’attacco delle forze dell’ordine a quel progetto fantastico che fu la Libera Repubblica della Maddalena, uno spazio liberato nel cuore della Val Clarea, messo sotto tutela del movimento notav.
Da qui sono partite molte cose e qui ritorneranno perché non basta sgomberare manu militari un’ area per cancellarne lo spirito. La Libera Repubblica già una volta si esiliò, era il dicembre del 2005 e lo spazio territoriale era quello di Venaus. Appena sei anni dopo si ricostituì laddove sorgeva la nuova minaccia, paventata da tempo, e che oggi possiamo ammirare con le sembianze di una caserma a cielo aperto dove all’interno vi è un cantiere, difeso da tutti i reparti di polizia italiani e persino dall’esercito con uomini e mezzi. E’ un sito strategico nazionale, cosa che nessuno ha ancora saputo definire concretamente, se non con il termine più preciso di “militarizzazione”.
Mezzi militari e di cantiere vi accedono dall’autostrada, a completo servizio del transito degli occupanti.
Tutto intorno sorge vita e speranza, che nonostante le reti e il filo spinato si alimenta della lotta di un popolo caparbio, unito e concreto, che quotidianamente ritesse i fili di una pratica di lotta, che proprio alla Maddalena, ha spaventato quanti tifano TAV.
Da qui dicevamo è partito tutto, perché l’esperienza della Libera Repubblica non sia da esempio per nessuno in questo Paese: è ora di sacrifici, di politiche necessarie, di tagli, di austerity.
La mattina del 27 giugno del 2011, con tutta la forza a disposizione l’attacco venne dispiegato da più fronti con ruspe, uomini e tanti, veramente tanti, lacrimogeni. Assaggiammo il concetto del “lavoro” del cantiere con le ruspe e le pinze che abbatterono le barricate (Goodbye Stalingrado) e respirammo il gas CS che intossicò una parte della montagna.
Capitolammo scrissero alcuni, ma non ci arrendemmo stiamo dimostrando ancora oggi. Fronteggiammo fin quando ci fu possibile l’avanzata delle forze dell’ordine con uno spirito che nessun uomo in divisa potrà mai conoscere.
Contro un esercito ci opponemmo attraverso la resistenza e man mano indietreggiammo respirando amaro.
Per i tifosi dell’epoca e di oggi perdemmo, per i realisti di sempre, affrontammo una battaglia che valeva la pena combattere, con i modi e i tempi che insieme decidemmo in tutti quei giorni, dalla fine di maggio al 27 di giugno.
Controllavamo un’ area più vasta del Vaticano, chiusa dalle barricate ma aperta a tante esperienze di vita capaci di costruire, giorno dopo giorno, consapevolezza nella lotta e nelle nostre possibilità, che ci portarono al 3 luglio e a tutti i giorni successivi, fino ad oggi.
Che stiamo parlando di un’opera pubblica inutile importava a pochi; che nemmeno con la forza ci avete sconfitti invece interessa a tanti, a molti , a sempre più.
Dopo un anno la Clarea è stata oltraggiata, la baita in pietra è irriconoscibile e uno di noi, Luca ha tentato l’impossibile. Sono scattati gli arresti con un teorema di tutto rispetto, e a distanza di un anno, nuovi provvedimenti hanno colpito altri notav e forse altri ne colpiranno.
Ma siamo ancora qui con le bandiere e con il cuore, con le mani e con i polmoni pronti a lavorare per il momento buono.
Siamo pronti a resistere nel tempo, ci siamo attrezzati, alcune cose sono cambiate, altre no, non cambieranno mai!