Oggi nuovo appuntamento al cancello di Chiomonte per il movimento no tav, partito alla volta della Clarea. Dopo aver bloccato un mezzo diretto al cantiere, costringendolo a fare retromarcia e ad utilizzare l’accesso dell’autostrada, i no tav si sono diretti sul sentiero con l’obiettivo di raggiungere via dell’ Avanà attraverso le vigne. Lo sproporzionato spiegamento di forze di occupazione ha reso inopportuno il passaggio, spingendoci a continuare lungo il sentiero fino al campo della memoria, che il 27 aprile ospiterà la cerimonia di commemorazione dei partigiani della 115° brigata uccisi proprio in quella zona, e poi giù fino allo spiazzo davanti alla baita. Per nulla spaventati del numero di uomini impiegati dalla questura a difesa del cantiere, un gruppo si è lanciato all’esplorazione della nuova zona occupata sul versante in destra orografica, dove si stanno svolgendo i lavori di una nuova strada che dovrebbe fungere da collegamento tra Giaglione e Chiomonte. Aggrappata a metà versante, già a rischio di smottamento per via del fango non più trattenuto dagli alberi tagliati per costruirla, è una nuova ferita aperta sul fianco della montagna, costruita senza l’autorizzazione delle amministrazioni dei comuni interessati e con l’intenzione di impiegarla per facilitare il lavoro di sorveglianza e limitazione delle iniziative no tav, oltre che per agevolare l’uscita dei mezzi dall’autostrada. Punti sul vivo del loro fortino, i difensori dell’occupazione hanno disposto un ennesimo plotone per impedire di raggiungere via dell’Avanà da quest’altra
via, sull’altro versante del cantiere è spontaneamente partita una battitura da parte dei no tav rimasti alla baita. Solo con l’arrivo del buio abbiamo quindi deciso di ritirarci, lasciando le centinaia di divise blu, verde, nerastro, mimetico e chi più ne ha più ne metta, nella loro maxi-gabbia arredata e fangosa, indecisi se ci fossero ancora alcuni Giacu sparsi sulla cresta della loro nuova pista per idranti.