Ieri Virano ha illustrato il progetto preliminare all’assemblea dell’Unione Industriale di Torino, che come avvoltoi inquieti in tempi di crisi, hanno ottenuto anche la presenza della presedente di Confindustria Mercegaglia. Un progetto ancora da svelare, ma che il grande affabulatore vende a peso ad una platea particolarmente interessata (ai benefici n on ai costi sia chiaro) di 120 milioni al chilometro. Il mega-tunnel costerà 9,6 miliardi di euro, 2 in più di quelli del vecchio progetto; tracciato che addirittura sarà per il 90 per cento in galleria. L’Unione Europea ci metterà il 30% circa 2,9 miliardi il resto Roma e Parigi. In base agli accordi internazionali l’Italia si dovrà accollare il 63% delle spese (4,7 milioni) anche se Palazzo Chigi punta a rinegoziare l’intesa. Per realizzare la tratta nazionale da Chiusa San Michele a Settimo serviranno 4,4 miliardi mentre la Francia ne spenderà 6 per adeguare la rete fino a Lione. «Complessivamente parliamo di un investimento di 20 miliardi», dice l’architetto tutto fare, che spiega come ha giò sostenuto giorni addietro, che «per realizzare la Tav non serve mettere in cassaforte 20 miliardi di euro ma un impegno dei governi ad assicurare per 13/15 anni un flusso costante di finanziamento». L’Italia dovrebbe assicurare 700/800 milioni l’anno. Se c’è questa certezza finanziaria allora si possono individuare opere prioritarie, cioè «quelle che possono essere realizzate in modo da assicurare ricadute economiche in tempi più rapidi». Ed allora ecco l’idea di partire con la realizzazione della stazione internazionale di Susa e della nuova sistemazione della piana di Chiusa San Michele e per quanto riguarda la tratta nazionale gli interventi iniziali si potrebbero concentrare tra Avigliana e Orbassano. Finanziamenti a tranche, tempi che si dilatono, gallerie poco certe, ma non c’è problema la parola d’ordine è rispettare gli impegni e realizzare la Torino Lione.
Non è un caso che Virano abbia illustrato il progetto preliminare all’’Unione Industriale di Torino, con la bendizione della Mercegaglia, una che intende i soldi pubblici come salvadanaio e medicina per i conti delle imprese, chiedendo l’intervento dello Stato quando ci sono difficoltà e allontanarlo quando è ora di profitti.
Gianfranco Carbonato, presidente degli indistriali piemontesi e cerimoniere del banchetto, salta di gioia sostenendo«in questo quadro di ritrovate certezze a dare contributi concreti e ad impegnarci affinché l’opera, strategica per il nostro territorio ed il nostro Paese, venga realizzata al più presto». Gli avvoltoi girano, girano….aspettando di mettere gli artigli sul malloppo, ma i NOTAV non mollano signori e signore.