Il confine, come il progetto Tav Torino Lione, è un’opera-linea tracciata sulla carta da chi vorrebbe governare l’Europa. Da chi ha un’idea di territorio molto diversa dalla nostra in cui le persone e le merci sono un’occasione di profitto. Le opportunità di tornaconto pensate su questi progetti fanno comodo, in sintesi, a chi ha portato l’Unione Europea in una crisi economica e sociale devastante, a chi, oggi, sta “governando” l’Europa stessa. Chi la vive, soffre e prova a pensare al nostro mondo in modo equo e libero non è compreso in tutto questo. Progetti e confini che vengono venduti come “soluzioni” e si rivelano invece drammi per le persone e i territori : il progetto Tav per l’ambiente e la vita della Valsusa, il confine Italia-Francia che diviene come il mare, come la Libia terra di sofferenza e divisione.
Il confine, come la linea Torino-Lione, viene proposto (imposto) come cosa certa, data, sicura, non discutibile. Su entrambi abbiamo il diritto e il dovere di esprimere il nostro punto di vista. Lo abbiamo imparato con l’esperienza della lotta No Tav : niente è scontato. Quello che poteva sembrare un mostro invincibile di fronte alla brutale aggressione militare, ora è arenato nella sabbia. La battaglia non è conclusa ma il finale è ancora da scrivere. La medesima forza va espressa sul confine : quella che oggi sembra essere una linea invalicabile, invalicabile non lo è. Siamo No Tav, dei problemi ce ne siamo sempre fatti carico e abbiamo sempre fatto di tutto per risolverli. Così faremo per questa frontiera che porta e porterà con se unicamente militarizzazione, drenaggio dei fondi pubblici per la gestione emergenziale alimentando traffici non solo illeciti , ma non etici come ad esempio il meccanismo dei passeur o la tratta delle donne.
Il territorio come realtà viva e vissuta. La Valle di Susa in questi anni di lotta, è diventata certamente protagonista della battaglia portata avanti contro il Tav, ma anche e soprattutto della vita e delle scelte riguardanti la propria terra. Un territorio vivo, che ragiona e decide. Grazie all’esperienza accumulata si è capito che non tutte (anzi quasi nessuna) le decisioni prese a Roma o nei palazzi del “potere” sono giuste. Molto spesso quello che viene deciso sulla testa delle persone è da combattere. Dunque protagonismo e scelte che devono essere sempre di più in mano alle persone, con decisioni che partono dal basso. Come sul Tav, non avere timori, discutere, approfondire, anche oltre il territorio. Ci dicevano che la linea Torino-Lione riguardava l’Europa, che eravamo dei montanari retrogradi e poi (guarda un po’!) ad oggi mezza Europa ci rispetta e ci dà ragione. Lo stesso ci diranno sul confine : cosa volete capirne voi retrogradi montanare di ondate e di flussi migratori? Proprio perchè sulle nostre montagne se non era per ciò che si è fatto decine di persone sarebbero morte nella neve grazie alla perizia e alla lungimiranza di chi ha deciso che quel confine andava chiuso, abbiamo tutto il diritto e il dovere di informarci e discutere e decidere su ciò che coinvolge la nostra valle e le nostre vite Chi passa e chi no, migranti e noi. Stabilito cosa è il confine (un’altra decisione modello Tav imposta da dei criminali), resta da capire chi è che lo attraversa. Per noi sono persone. Per i governi sono risorse economiche da sfruttare nei campi, su cui lucrare nei centri di accoglienza, sulla cui pelle costruire politiche securitarie e militariste nel nome di una “sicurezza” violenta che fa sentir sicuro solo chi sta in alto. Per loro (i governi) c’è chi ha diritto di stare in Italia ( detentori del diritto di asilo), chi lo sta chiedendo ( richiedenti asilo) e chi è divenuto migrante economico (richiesta asilo respinta) e magari deve lasciare il paese. Per noi sono tutte persone con storie diverse e volontà diverse, che non spetta a noi giudicare, ma che dobbiamo aiutare se in difficoltà, perché in questa valle abbiamo imparato a restare umani . Già solo per il fatto che chi ha scritto i parametri o chi si è occupato di questo sono persone come Bossi, Fini o in ultimo Minniti, gli stessi governanti che vorrebbero della nostra valle un bel corridoio cementificato. Sono persone che fuggono da terre che i governi europei e occidentali hanno predato per secoli.
Domenica 22 l’eresia, centinaia di giovani rompono i cordoni della polizia francese, varcano il confine senza esibire documenti, il dispositivo si rompe. Sembra vedere la prima rete del cantiere Tav quando è crollata. Come per il Tav fioccano gli articoli e le condanne. Sembra di sentirli i potenti, manifestate sì ma lasciateci lavorare. Dite che le frontiere non vi piacciono ma no toccatele. Decine di migranti durante la mobilitazione riescono a passare e tre giovani a fine giornata vengono arrestati. Le eresie costano. Manifestare mantenendo lo stato di cose presenti dà fastidio ma è tollerabile, rompere gli equilibri no, chi lo fa va punito. Siamo stati tutti black bloc attorno alle reti del cantiere, oggi siamo tutti parte della banda organizzata che domenica si è riconquistata il
diritto di decidere sulla propria vita.