Pubblichiamo qui di seguito uno scambio di battute tra collaboratori del Fatto quotidiano che in un infelice aritcolo aveva associatoi fatti di Roma alla lotta no tav e le proteste in val di Susa. Per correttezza pubblichiamo anche la risposta del direttore del Fatto Quotidiano.
Caro ilfattoquotidiano.it,
di Natalino Balasso Molti della vostra redazione hanno chiara in mente l’equazione di Noam Chomsky secondo cui la funzione dei giornali funzionali al potere è quella di distrarre i lettori dal nucleo, dall’essenza distillata dei fatti che si raccontano. Leggo un vostro articolo il cui solo titolo, devo ammetterlo con raccapriccio, mi fa venire i brividi: “Dalla Val di Susa alla guerriglia di Roma. Ecco il piano organizzato dei violenti“.
La cosa che trovo un po’ triste di questo articolo, che avete pubblicato ieri, è l’equazione che unisce i cortei e i movimenti come i No Tav, che sono nella grande maggioranza ambientalisti e localisti democratici, oltraggiati dalla finanza e da governi corrotti come succede al popolo greco, oltraggiati da questa “politica-verminaio” (copyright: Ida Dominijanni, il Manifesto) come le centinaia di migliaia di persone che sfilavano a Roma: tutti accomunati nel roveto della violenza e del terrorismo.
L’articolo, seguendo la falsariga di Repubblica e del Corriere della Sera, lega tutti, questi luoghi e queste genti, con un filo rosso che sa di terrore e di allenamenti alla guerriglia.
Non conosco i fatti così da vicino da poter giurare che non ci siano degli esaltati che si allenano alla guerriglia urbana e magari che ci sia persino qualcuno che per allenarsi sceglie, guarda caso, proprio i terreni della protesta democratica o della protesta disperata contro il sopruso del potere. Non voglio per un istante mettere in dubbio questo. Di assai dubbio gusto è invece tracciare una mappa che vuole significare una cosa sola: i luoghi in cui si protesta in maniera sacrosanta per i diritti a un territorio migliore, ad una migliore società, a una politica meno corrotta, a una finanza meno parassita, sono proprio i luoghi ideali per le esercitazioni terroristiche. Con in più la ciliegina sulla torta di inserire nel novero degli “esperti della piazza, con un curriculum penale di tutto rispetto… un giovane di 22 anni già denunciato per aver preso parte ad un rave in passato”. Mi rendo conto che si possa essere definiti “esperti” a 22 anni e che aver partecipato a un rave in passato sia cosa davvero sospetta e molto più sospetta che aver fatto un festino a Palazzo Grazioli, ma questo precedente a mio avviso fa di un giovane un “esperto della piazza” alla stessa stregua di un venditore di fiori al semaforo.
Che la stragrande maggioranza dei media si sarebbe buttata a fotografare il dito dei teppisti invece che la luna delle proteste era da prevedersi, che vada evitato il pericolo che le violenze generino movimenti terroristici in un paese emotivo come il nostro è chiaro. Ma che anche voi, proprio voi, sareste caduti nella trappola della Distrazione di Massa, beh, davvero non me lo aspettavo.
La risposta di Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it:
Caro Natalino,
Ho riletto con attenzione l’articolo che tu critichi e devo dire che non sono d’accordo con le tue considerazioni. Questo giornale web ha sempre dato conto, al contrario di molti altri, delle ragioni di chi protesta in Val Susa e in molti casi le ha anche esplicitamente condivise. Noi però siamo giornalisti, anzi cronisti, e dobbiamo riportare per prima cosa i fatti. Anche quando non ci piacciono.
È indubbio che in piazza a Roma tra chi ha usato la violenza ci fossero anche più persone che avevano partecipato agli scontri con la polizia intorno ai cantieri Tav. E questa è una notizia, verificata sul campo dai nostri giornalisti, su cui era giusto fare un titolo. In molti altri articoli e post è invece stato sottolineato come il corteo, formato da decine di migliaia di persone, fosse una cosa diversa e come i violenti abbiano ottenuto il risultato di oscurarne le (per noi buone) ragioni. Anzi, sulla questione dell’oscuramento del corteo da parte delle azioni dei violenti abbiamo pubblicato un grande titolo di primo piano.
Un giornale è un prodotto collettivo, fatto di più pezzi e più titoli, e secondo me va giudicato nel suo complesso. Quindi se è vero che citare tra i precedenti di chi ha “un curriculum penale di tutto rispetto” anche un giovane denunciato per aver organizzato un rave è un’imprecisione (ma la frase voleva riferirsi all’insieme dei fermati), non è vero dire che a 22 anni non si può avere una lunga esperienza di scontri di piazza. Chi, come me, ha condotto sul campo molte inchieste sugli ultras del calcio, può per esempio testimoniare, come anche a venti anni c’è chi sa benissimo come comportarsi (male) con le forze di polizia.
Insomma, accade e può accadere, che qui si facciano degli errori. Non penso invece che sia vero che ilfattoquotidiano.it, nel caso della manifestazione di sabato, sia caduto “nella trappola della Distrazione di Massa”. Abbiamo riportato, in buona fede, i fatti. Abbiamo gerarchizzato le notizie valutando come più importanti, visto che ci sono state ore e ore di guerriglia, quelle sugli scontri. Ma abbiamo anche documentato tutto il resto della protesta. Certo, avremmo di gran lunga preferito poter fare il contrario. Ci sarebbe piaciuto poter scrivere che a Roma si era svolta una gigantesca e pacifica manifestazione di massa, durante la quale, al massimo, si era verificato qualche piccolo incidente. Ci sarebbe piaciuto, ma non si poteva. Perché siamo giornalisti. E per noi le notizie vengono prima di ogni altra cosa.
Con amicizia
Tuo
Peter Gomez