Da La Repubblica di oggi: “… I segnali che arrivano dalla Valle però sono inquietanti. La trattativa sotterranea (e negata) con i leader No Tav si è arenata. Il movimento ha respinto sdegnosamente la proposta di una soluzione di compromesso: nessuna violenza in cambio della possibilità di tagliare qualche metro (“Cinquanta vanno bene?”) di recinzione e di alzare una bandiera sugli squarci.
Trattative saranno tentate anche nei prossimi giorni…”
Siamo per la trasparenza, quindi vogliamo raccontare nei dettagli i fatti citati dal solerte Meo Ponte oggi sulle pagine nazionali di Repubblica.
Ieri mattina ,alle 7,30, una delegazione di No Tav con tanto di bandiere e foulard si è recata in Questura dove è stata accolta dal Questore in persona e tutto l’ufficio di Gabinetto. Prima di sedersi attorno al tavolo ci è stata offerta un’abbondante colazione: marmellate di 4 gusti, burro, pane, brioche, capuccino e the al limone. Dopo il momento ricreativo si è iniziata la trattativa, estenuante possiamo dirlo, che è durata diverse ore. Oltre al Questore, al gabinetto e ai No Tav erano presenti Cota, Fassino e Saitta che hanno sostenuto fino alla fine la possibilità di trovare un accordo. Dei 50 metri proposti dalla questura, i No tav ne chiedevano almeno 300 e sembrava si stesse raggiungendo un accordo quando ad un certo punto la discussione si è arenata.
In gioco c’era infatti la catapulta No Tav, quella sequestrata un po’ di tempo fa in Clarea, che i No Tav avrebbero voluto far uscire dal cancello del fortino, montata e con issate due bandiere, al termine del taglio delle reti. Farla passare cioè proprio dal varco, come segno indelebile di successo. Su questo punto è intervenuta purtroppo, dall’esterno, la regia politica della lobby Si Tav composta da Ghiglia Esposito e Virano che, voci indiscrete ce l’hanno confermato, erano stati informati da Massimo Numa della trattativa in corso (pare abbia fatto la spia perché non accettava che lo scoop fosse tutto in mano a Meo Ponte), cioè dei 300 metri associati alla catapulta.
L’ala dura della politica si è quindi messa di traverso, impedendo di fatto il raggiungimento dell’accordo. A quel punto i più “caldi” del movimento No Tav si sono irrigiditi e si è deciso di abbandonare,con grande dispiacere, il tavolo di trattativa.
Ovviamente, cari lettori, è tutta una balla! Se l’articolo di Meo Ponte fosse uscito solo sulle pagine locali magari l’avremmo ignorato come tante altre volte, ma visto che a questo film è stata data visibilità nazionale, abbiamo voluto scherzarci un po’ su.
Se delle cose da dire ci sono, infatti, è che il Movimento No Tav non accetta che vengano propagandate falsità e sia alimentata una cultura del sospetto, né che si insinui che qualcuno conduca trattative segrete per conto del movimento.
Sulla giornata di domenica sono state scritte e continueranno ad essere riportate falsità, noi sappiamo però come stanno le cose, perché le abbiamo decise collettivamente e stasera nell’Assemblea Popolare saranno ribadite.