[da Repubblica]Sarebbero pronti alcuni avvisi di garanzia nei confronti di esponenti del movimento «No Tav» per gli scontri avvenuti ai primi di gennaio all´autoporto di Susa durante i sondaggi per l´alta velocità. È lo sviluppo a cui dovrebbe portare la denuncia alla procura da parte di Ltf, la società incaricata dei carotaggi, per richiesta di danni contro ignoti di SARAH MARTINENGHI
Contro i No Tav che a gennaio avevano impedito i carotaggi all’autoporto di Susa c’è un’inchiesta della procura: i sostituti Manuela Pedrotta e Giuseppe Ferrando ipotizzano i reati di violenza privata e resistenza a pubblico ufficiale. Ma gli inquirenti al momento mantengono il riserbo assoluto su chi potrà ricevere a breve un avviso di garanzia. Era stata la stessa Ltf (la Lyon Turin Ferroviarie), la società ferroviaria italo francese incaricata della gestione dei sondaggi, assistita dall’avvocato Alberto Mittone, a presentare un esposto in procura con la richiesta danni contro ignoti: “Era stato impedito ai tecnici di esercitare un loro diritto – ha infatti spiegato il legale – e quindi l’avvio dei lavori in un’area legittimamente affittata”. E’ proprio in questo “impedimento” che si sarebbe concretizzato il reato contestato, e l’inchiesta si è avvalsa come prova di fotografie e filmati che erano stati girati in quei giorni.
Nei giorni dall’11 al 14 gennaio 2010 alcuni amministratori locali avevano guidato una delegazione di manifestanti per difendere il sito S68 di Susa. Tra i leader della manifestazione c’era soprattutto Alberto Perino, il leader dell’ala montanara del movimento No Tav, che aveva definito la protesta “un atto di disobbedienza civile ghandiana”. Era stato lui a coordinare una battaglia “non violenta” che era riuscita a bloccare i carotaggi, che invece erano proseguiti in altre zone della Val di Susa, allo scalo merci di Orbassano e all’interno della discarica di Basse di Stura. Sul sito invece del sondaggio all’autoporto di Susa era stata costruita una baracca di lamiera che era diventato il punto di ritrovo del presidio dei militanti contro il supertreno.
Le forze dell’ordine e soprattutto la Digos in quei giorni si erano limitate a guardare contenendo le iniziative dei promotori della protesta per evitare che invadessero l’area di un secondo cantiere più a monte. Mai però si era arrivati allo scontro fisico, che invece si sarebbe verificato alcune settimane dopo, a Valdimosso, nel fondovalle. In quell’occasione infatti erano rimasti feriti due manifestanti e alcuni agenti di polizia. Durante la protesta all’autoporto di Susa la polizia e i carabinieri avevano scattato fotografie e girato filmati.
(26 maggio 2010)