Questa sera le mobilitazioni del movimento no tav si sono spostate da Chiomonte alla vicina Bardonecchia. In poche ore con un piccolo effetto sorpresa si è così deciso insieme al gruppo che cura l’apericena del venerdì ai cancelli del cantiere tav ormai da anni di muovere l’appuntamento.
Nei giorni scorsi avevamo denunciato il razzista e fascista comportamento di RFI ripromettendoci di agire. Intollerabile la rigidità con la quale le ferrovie stiano gestendo l’utilizzo anche da parte dei migranti delle proprie strutture, treni e stazioni per muoversi sul territorio e come nel nostro caso cercando di raggiungere il sogno francese o del nord europa. La scelta è sempre complessa ma la lotta di fronte a quanto accaduto diventa esigenza quotidiana. Combattere per aprire i confini, combattere insieme alle persone che incontriamo lungo il nostro cammino per offrire a tutti almeno un viaggio sicuro. La dignità del vivere è ancora molto distante ma i diritti e le libertà si conquistano metro per metro.
Siamo dunque nella fredda località sciistica e all’imbrunire spuntano i primi no tav che prendono possesso della sala di attesa della stazione. In modo forte ma sereno, spiegando ai viaggiatori quanto si sta facendo, spiegando ai migranti che la mobilitazione è per migliorare la loro situazione. Si montano i tavolini, arriva il vino, la polenta e molte cose buone e calde da mangiare. Arrivano anche alcuni abitanti del paese e la serata scorre così. Vigilantes, biglietti, controlli e discriminazione. Purtroppo il tempo in cui viviamo ci regala anche di peggio. Dove però si aprono le moblitazioni, dove le persone si attivano e lottano le frontiere e i divieti cedono.
Nulla di incredibile si potrebbe dire, proprio così, si può fare, basta poco basta provarci e uscire di casa. Il problema resta, da domani si riparte ma ripartiranno anche le mobilitazioni contro quella che sempre di più diventa un nemico comune. RFI, un tempo ferrovie dello stato, pubbliche e di tutti, oggi molto simile alla tristemente famosa compagnia delle indie inglese. Un ente predatorio, con una sua sicurezza privata (la chiamano protezione aziendale), i suoi “core business” (attività principale, fare soldi invece che dar servizi) e le sue “mission” aziendali (le tratte ad alta velocità a discapito dei treni pendolari). A questo punto verrebbe quasi da chiedersi se è più pericoloso essere fermati dalla polizia di frontiera o entrare in una stazione. Cosa aggiungere, ci auguriamo che iniziative simili si ripetano, a Bardonecchia ed in ogni luogo dove le persone vengono oppresse e discriminate.