Nonostante fosse stato annullato l’assedio al castello di Susa e il tutto spostato nelle più sicure e comode stanze della prefettura di Torino una cinquantina di no tav si sono presentati all’ingresso. Il presidio è poi proseguito fino alla fine dell’incontro. Si parla di tav e lavoro, ma imprenditori non se ne vedono, solo sindacati di categoria, commercianti, imprese edili, feder alberghi. Insomma una bella ciurma di ciotolari pronti a chinarsi al passaggio della tav ma soprattutto a mantenere ben salda la poltrona su cui siedono asservendo una classe politico-economica oggi in prima fila a far credere che la partita tav sia ormai risolta. Forse però occorre fare il punto per capire dove siamo arrivati e soprattutto dove arriveremo.
Anno 2010. La tav Torino Lione è alla svolta, la comunità europea, maggiore finanziatore dell’opera
riesamina lo stanziamento di 618 milioni di euro destinati alla fase progettuale. Sono passati quattro anni da quando l’allora ministro Di Pietro chiese ed ottenne dopo le battaglie del 2005 un rifinanziamento dell’opera su una nuova base progettuale. La condizione posta però fu quella della condivisone e del confronto. Nacque allora l’osservatorio tecnico presieduto da Mario Virano.[nggallery id=5]
L’obiettivo uno solo: risolvere la situazione conflittuale creatasi in val di susa. I passaggi li conosciamo tutti, in questo ultimo anno però qualcosa si è inceppato. Se per ingannare la comunità europea e l’opinione pubblica all’inizio bastavano qualche riunione a porte chiuse con la comunità montana o qualche pseudo conferenza informativa ora non basta più. Siamo nell’anno del riesame dei finanziamenti e servono i fatti. Ecco l’invenzione della campagna di sondaggi. Tutti “eseguiti” in fortini presidiati da migliaia di poliziotti, tutti con velocità impressionanti, toccate e fuga in val di Susa che molto ricordano l’esportazione occidentale della “democrazia” in medio oriente. Qualcosa però va storto, il movimento si riorganizza e arriva la resistenza, Susa, Coldimosso, Buttigliera, i feriti, la ritirata in fretta e furia. La campagna si interrompe al numero 22 dei 91 previsti. Inizia quindi una nuova fase, tutta mediatica,in cui per poter continuare a spacciare la battaglia come vinta l’architetto Virano si inventa il confronto sul territorio attraverso le amministrazioni locali compiacenti, Chiomonte e Susa. Prima l’incontro a Chiomonte in cui Ltf viene ridicolizzata dal movimento e dai suoi tecnici, poi Susa. A susa la musica cambia, il movimento è consapevole che queste riunioni servono solo a poter dire di aver coinvolto le popolazioni locali nella progettazione dell’opera e quindi decide di impedirle. Nasce da qui l’idea dell’assedio al castello. La giornata doveva servire a Virano per immortalare l’incontro con le imprese locali, tutti assieme a dire che il tav porta lavoro, politici, faccendieri, imprese corrotte. Perchè quindi spostare l’incontro nel fortino della prefettura di Torino? Perchè di fronte ad una giornata di pura vetrina mediatica in cui tutti erano stati allertati per sbandierare al mondo la pacificazione del conflitto in val di Susa non era possibile far vedere il conflitto. Sì, perché di conflitto si sarebbe parlato oggi. Un incontro che avrebbe vista la sua tranquillità compromessa da migliaia di no tav ad assediare un castello, un castello di bugie, quelle di Virano e dell’osservatorio, quelle del si tav. Bugie che non hanno mai ingannato i valsusini ma che fanno credere a tutti che la tav si farà e che la situazione si sta risolvendo. Per la val di Susa oggi diventa quindi fondamentale rompere l’assedio, quello mediatico, cui è sottoposta e far sapere al mondo che la situazione non è cambiata. In questi anni è stato gettato solo fumo negli occhi. I progetti tav sono sempre più devastanti. Il furto di denaro pubblico aumenta e tutti questi anni di finte progettazioni e finti confronti costano alla comunità e quindi a tutti come molte manovre finanziarie. Se di crisi si deve parlare oggi bisogna avere il coraggio di indicare chi questa crisi la sta creando. Di indicare chi invece di agire sulle leve economiche reali continua a creare buchi. Sono ormai venti anni che si parla di tav in val di susa, si spendono milioni di euro per progettare un’opera che non vedrà mai la luce, devastante e inutile. Colpa del movimento no tav: non arrendersi, essere sicuro delle proprie ragioni, vedere un futuro diverso per la propria terra.