intervista a Paolo Cognetti Repubblica 08 novembre 2023
Al via le prove della discesa libera di Coppa del mondo. Le benne hanno riempito i crepacci snaturando la montagna. E assetando le fonti d’acqua
È dura, la vita dell’ambientalista. Non fai in tempo a sospirare di sollievo per la pista da bob scampata a Cortina, a passare in Val Susa a tirare un petardo sui cantieri della Tav, e scopri che sono spuntate le ruspe sul ghiacciaio sopra a casa tua. Riponi la bandiera, posi il sampietrino, e vedi che il ghiacciaio che frequenti fin da bambino, che si squaglia a vista d’occhio di anno in anno, viene arato dagli escavatori per fare una pista da sci.
Quello è il ghiacciaio per cui d’estate ti chiamano le televisioni. Ti chiedono: Quand’è che scomparirà del tutto? E chi lo sa, rispondi, si diceva 2100, ma qui sembra che la cosa stia accelerando, non so mica se arriva al 2050. Vedi questa foto che non pensavi mai di vedere e ripensi ad altre immagini che hai impresse in testa.
L’offesa alla Gran Becca
Ricordate Filippo Timi che spiega il ghiacciaio ai due bambini delle Otto montagne? «Il ghiacciaio è la memoria degli inverni passati che la montagna custodisce per noi». Poi c’è uno zoom che va verso una magnifica seraccata, che si chiama Ghiacciaio di Ventina e poi Gobba di Rollin dalla nostra parte, o Plateau Rosà dall’altra (metto l’accento solo per semplificare la lettura). Eh sì, è proprio quello lì.
Cosa sta succedendo, ti chiedi? Svuoti la molotov nel serbatoio della macchina e ti informi. Anche un estremista sa informarsi. Eccoci, in breve: hanno inventato una nuova pista da sci che si chiama la Gran Becca. Sai che quello è il soprannome del Cervino perché te lo raccontava tuo papà da piccolo. La pista è transfrontaliera, ovvero parte nel comune di Zermatt (Svizzera) e arriva in quello di Valtournenche (Italia), che tanti conoscono con il nome di Cervinia. Dai 3.800 metri della cosiddetta Gobba di Rollin ai 2.800 dei cosiddetti Laghi di Cime Bianche (scusate la pignoleria, ma ci tengo sempre a ricordare che i nomi alla montagna li abbiamo dati noi, lei ne fa tranquillamente a meno).
La prima pista transfrontaliera del Circo bianco
Questo vanto dell’internazionalismo è bizzarro, per te che sei appena tornato da Cortina con il treno del Leoncavallo. Perché là si vergognavano di andare a Innsbruck a fare il bob — Cortina-Innsbruck, che umiliazione! — e qua invece vanno orgogliosi della pista Zermatt-Cervinia, la prima pista transfrontaliera di una gara di Coppa del Mondo di sci. Sono solo le ipocrisie della propaganda, pensi, accendendoti la pipa del subcomandante Marcos. Ti affacci alla finestra e guardi se per caso lassù ha nevicato — perché già l’anno scorso era prevista questa gara ma non nevicava mai, e non si può mica sciare sul ghiacciaio nudo e crudo — e vedi che sì, la pioggia di novembre lassù è neve e si festeggia. Anche tu festeggi per la neve, beninteso. Vuol dire che forse l’anno prossimo riavrai l’acqua in casa. La tua casa ecologica, di legno, coi pannelli fotovoltaici da sovversivo. E allora cosa ci fanno le ruspe lassù?
Il clima cambia e si scia sempre più in alto
Ci fanno le “misure di contrasto al cambiamento climatico”. Per l’assessore agli impianti di risalita vuol dire che, se non si può più sciare a 2.000 metri, non resta che salire a 4.000, almeno per un altro po’. Quelle ruspe stanno riempiendo i crepacci. Non può uno sciatore professionista precipitare nel crepaccio in diretta televisiva. La ruspa — su cui probabilmente sta lavorando un tuo amico — porta via il ghiaccio da una parte del ghiacciaio, riempie i crepacci dall’altra, poi passa la palla al gatto delle nevi, che fresa e spiana il fondo della pista. Comunque per sicurezza quest’anno hanno fatto l’impianto di innevamento, anche a 3.800 metri. La gara, al via da oggi, si farà, in un modo o nell’altro. Perfino alcuni sciatori professionisti stanno cominciando a ribellarsi. A chiedersi: scusate, ma il nostro sport fatto in questo modo, che senso ha?
In attesa che mi venga a prendere la Digos…
Oh ambientalista: nell’attesa che ti venga a prendere la Digos, lassù in baita, leggi che il presidente degli albergatori valdostani ha parlato in pubblico di voi. Ha detto: c’è gente che spera che la Valle d’Aosta venga inselvatichita, che i suoi 120mila abitanti se ne vadano in Piemonte, in Lombardia, all’estero, che qui torni tutto un bosco scorrazzato dai lupi e dagli orsi. Noi dobbiamo lavorare! Che futuro avete in mente per noi, black block? E tu ripensi a quella funivia Cervinia-Zermatt che ha inaugurato proprio l’anno scorso. Non tutti sanno di questa funivia: ora si può andare dall’Italia alla Svizzera a volo d’angelo, a 4.000 metri. Andata e ritorno costa 240 euro. Il presidente degli impianti di Zermatt ha detto: è perché vogliamo evitare il turismo di massa. Tradotto: a noi non interessano le famigliole che vengono su con il panino nello zaino, ci interessano gli arabi, i russi, gli inglesi, gli americani. Vogliamo lasciar fuori le famigliole e fare i soldi con i milionari.
Se andate sul sito di Zermatt vedete la proposta che questi fanno: una settimana da Milano a Parigi, le città dello shopping, passando per Cervinia, il Monte Rosa e Zermatt. È il grand tour del terzo millennio, lusso e natura, diamanti e ghiacciaio.
Se i compagni elvetici mi battono in volata
Povero ambientalista, sei appena tornato a casa e scopri pure che i compagni elvetici sono arrivati prima di te. Sempre svelti, là nella dolce terra pia. I compagni rossocrociati hanno denunciato la cosa. Pare che le ruspe abbiano sconfinato in una zona non autorizzata (ovvio che hanno sconfinato, dove lo doveva andare a prendere il mio amico il ghiaccio per riempire i crepacci, in mezzo alla pista?). Il governo cantonale del Vallese ha bloccato i lavori. Il governo regionale valdostano — qui è regione autonoma e l’Italia non mette il naso — si è veduto costretto ad andargli dietro. Stanno indagando. L’assessore agli impianti di risalita dice che è tutto normale. Il presidente degli albergatori: normalissimo. Non capiscono perché gli rompiamo le scatole, la Coppa del Mondo è tra due settimane, dà da mangiare a tutti.
Le ragioni della mia rabbia
Vi rompiamo le scatole, signori, perché nessuna fonte appartiene al proprietario del terreno. Magari ha il diritto di attingere l’acqua. Ma la fonte appartiene, in modi regolati dalla legge, anche a tutti quelli che vengono dopo. Altrimenti il proprietario delle fonti del Po potrebbe chiudere il rubinetto e lasciare la pianura padana all’asciutto. Vi rompiamo le scatole perché un ghiacciaio è un bene pubblico, è una falda acquifera, non lo potete usare come vi pare. È l’acqua che beviamo anche noi. Non potete accelerare il suo scioglimento triturandolo per fare una pista. Non è di Zermatt, non è di Cervinia, è di milioni di persone tra il Monte Rosa e la laguna veneta. È anche mio, che per altro sono un cittadino valdostano.
Quei 128 milioni da rinvestire in montagna
Mi scrive un caro compagno dalla clandestinità per spiegarmi che il decreto 8/9/2023 del governo Meloni stanzia ben 128 milioni di euro per la pista di bob che a Cortina non si farà. L’affitto della pista di Innsbruck, St. Moritz o dove altro costerà tra i 10 e i 20 milioni. Ne restano più di 100 da capire come usare. Sarebbe meraviglioso se il governo Meloni — nonostante la nostra aria hippy, l’ambientalismo non è di destra né di sinistra — li usasse per dare una ripulita ai moltissimi ruderi che imbrattano le nostre montagne. Impianti abbandonati, seggiovie arrugginite, piste da bob di Olimpiadi del passato, futuristici trampolini su cui il bosco, pietoso, ricresce. Con 100 milioni si fanno un sacco di cose, noi poi siamo abituati a essere sempre al verde. È il nostro colore preferito.
Vado a fare la doccia che il passamontagna mi ha fatto molto sudare. Un estremista, un bombarolo, un nemico del popolo, un ambientalista.