La questione della TAV Torino-Lione (o del TAV, se preferite la versione al maschile, più corretta) rischia di restare un dibattito lungo, dibattuto con toni particolarmente aspri. Dal lato istituzionale, ieri il ministro Corrado Passera ha provato a tagliare corto, ribadendo le ragioni del SÌ:
La linea ad alta velocità Torino-Lione è un’opera del tutto trasparente e prioritaria. In pochi casi in passato c’è stata tanta trasparenza dietro ad un progetto e in altrettanti rari casi si sono accolti tanti suggerimenti per la realizzazione.
Con questo corridoio colleghiamo un pezzo fondamentale dell’Ue che interessa fortemente all’italia e alla nostra concorrenza che proviene in larga parte dallo scambio merci. Non c’è dubbio che sul piano strategico il progetto del corridoio Tav va premiato ed accelerato, poiché è centrale nello scambio merci tra Italia ed Europa. Quando si prende una decisione bisogna essere responsabili e dire ‘andiamo fino in fondo.
Insomma, niente di nuovo sotto il sole. E per chiudere il quadro delle argomentazioni pro-opera, il ministro ha ricordato la presunta obsolescenza ed inefficienza del vecchio tunnel:
Il tunnel del Frejus è oggi un punto di debolezza per l’Italia, le critiche al progetto tav fanno quindi parte di quelle critiche inaccoglibili. Sarebbe come confrontare una macchina da scrivere con un personal computer. Se la galleria del Frejus è da anni a senso unico alternato ed ha costi maggiori si capisce bene che c’è bisogno di fare di più. Al contrario se non ci fossimo mossi saremmo potuti essere criticabili.
Quella della macchina da scrivere è una metafora (ab)usata da anni dal fronte del Sì TAV. Risentirla per l’ennesima volta avrà fatto andare su tutte le furie i militanti valsusini, dando loro l’impressione, quasi, che il ministro ripeta sull’argomento discorsi non suoi.
Sempre ieri, mentre Passera ribadiva il proprio assenso alla grande opera, nel silenzio forse un po’ colpevole dei media, il mondo scientifico-accademico più vicino alle posizioni No TAV si è riunito per un convegno scientifico sull’argomento a Torino. Dal comunicato stampa di Legambiente leggiamo quali sono state le conclusioni a cui si è giunti:
Per il Governo la nuova linea ferrovieria Torino-Lione rimane un dogma. Anziché aprire un tavolo di confronto serio, basato sulle questioni tecnico scientifiche e sulle osservazioni presentate dalla Comunità Montana Val Susa e Val Sangone il 29 marzo scorso e ribadite questa mattina al convegno organizzato dai primi firmatari dell’appello rivolto al Governo da 365 esperti, l’esecutivo preferisce proseguire sulla scia di quelli che l’hanno preceduto. Ai dati reali dei tecnici presentati ancora una volta questa mattina al Politecnico di Torino si risponde con previsioni ottimistiche ed inverosimili. L’unica cosa certa ad oggi sono gli enormi costi dell’opera che andranno a gravare sulle tasche dei cittadini.
Insomma, la posizione di Passera e Monti viene attaccata frontalmente. Si dirà: ma gli ambientalisti non dovrebbero essere a favore del trasferimento del trasporto merci su rotaie invece che su gomma? Come notano quelli di Legambiente, questo discorso avrebbe senso se fosse legato ad un piano di mobilità sul territorio nazionale coerente. In realtà, mentre si investono miliardi in un traforo in una tratta il cui traffico è in forte calo da anni, il nostro Paese continua parallelamente ad investire sul trasporto su gomma:
La mancata volontà da parte del Governo italiano di andare nella direzione del passaggio dal ferro alla rotaia è confermata anche dal mancato recepimento del Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi. Inoltre, un segnale fin troppo chiaro viene dalla società autostradale della Val Susa che sta investendo nel raddoppio del tunnel autostradale e come se non bastasse un altro paradosso è che si sono investiti milioni di euro per l’ammodernamento del tunnel ferroviario del Frejus, ma per un errore di progettazione la galleria modificata non consente il passaggio di alcuni tipi di container.
Insomma, ci sarebbe del marcio anche nella storia dell’obsolescenza del tunnel del Frejus. E la lotta No TAV non finisce qui, c’è da esserne certi.
Fonte: La Repubblica