In questi giorni la lotta No TAV è tornata alla ribalta. Il corteo del 25 febbraio era stato un evento che, colpevolmente trascurato da alcuni media, aveva comunque nuovamente imposto all’attenzione del Paese i fatti e i motivi della lotta. Tant’è che il Presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza aveva potuto commentare su Twitter:
C’è molta intelligenza in questa giornata di sole, un passo importante per movimento #notav per vincere contro un’opera inutile e dannosa
La decisione di ieri di allargare il cantiere ha però nuovamente esacerbato gli animi, complice anche il tragico incidente accaduto al militante Luca Abbà. E mentre i giornali si sono riempiti di notazioni di cronaca, finanche tese a ricostruire la fedina penale dello stesso Abbà, su cui preferiamo non scrivere commenti, gli argomenti No TAV sono tendenzialmente spariti dal dibattito.
Poche voci si sono levate, ad esempio, a ricordar il fatto semplice, ma incontestabile, che il cantiere è attualmente fermo. Tra i pochi, l’eurodeputata Sonia Alfano che si domanda il senso di allargare un cantiere in assenza di un progetto vero e proprio:
Quanto sta accadendo in Val di Susa, e a macchia d’olio nel resto del Paese, è emblematico dell’irresponsabilità politica degli ultimi vent’anni, che ha creato un clima di soffocamento delle istanze dei cittadini. Meno di dieci giorni fa la delegazione del Parlamento Europeo ha visitato il ‘cantierÈ e ha constatato che i lavori non sono partiti. La stessa LTF, a una richiesta di accesso agli atti, ha appena risposto che non è in grado di fornire il progetto esecutivo per il tunnel geognostico perché tale progetto non esiste. Non si spiega dunque per quale ragione ieri si sia tentato di prendere possesso dei terreni privati con la procedura d’urgenza nonostante non si possano effettuare i lavori.
In questo contesto ci sembra di poter ipotizzare che l’unico motivo per cui il cantiere è stato tirato su prima e adesso allargato è il tentativo di intercettare i finanziamenti europei, che sono poca cosa rispetto alla cifra totale da investire, ma permetterebbero le prime speculazioni.
Curiosa la reazione del Ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri che ha dichiarato, in riferimento all’incidente di Abbà e alle proteste di queste ore:
Ci vuole riflessione, dialogo ed equilibrio.
Un “dialogo” evocato in maniera un po’ tardiva, nel momento in cui la Polizia sta finendo la messa in sicurezza del cantiere e marcia a sgomberare con la forza i blocchi autostradali dei No TAV. Lo stesso Cogliati Dezza, non proprio un agitatore violento, sottolinea su Twitter la contraddizione:
Cancellieri chiede dialogo mentre colonna blindati muove sull’A32 contro manifestanti #notav a Chianocco: chi sta prendendo le decisioni?
Un dialogo che era stato invocato anche ieri dal procuratore Caselli e che non sembra, nei fatti, il primo pensiero delle istituzioni politiche. Lo dimostrano le dichiarazioni del Ministro Corrado Passera:
Il lavoro è in corso, deve continuare nel modo migliore come previsto.
E soprattutto quelle di Marco Valducci, presidente della commissione Trasporti:
L’opera è stata decisa dopo vent’anni di dibattito. Non è possibile che ogni volta che si raggiunge un’intesa poi si butti tutto all’aria. Cosa sarebbe successo se, 60 anni fa, ci si fosse opposti alla realizzazione dell’Autostrada del Sole? Ci sono opere che contribuiscono ad ammodernare il Paese e ad accorciare le distanze. Il tema non è solo di natura economica ma anche di natura sociale. La mobilità dei cittadini è importante anche all’interno del contesto europeo. Questa è un’opera che vede un impegno internazionale, quindi mollare tutto significa anche fare una brutta figura con le altre nazioni coinvolte.
Ma, come ribadisce Cogliati Dezza, il problema non sono i 20 anni di discussione in merito, ma che si stia parlando di un’idea vecchia di 20 anni:
Per Passera tutto come prima: peccato che questa Tav sia stata progettata 20 anni fa e che da allora flussi commerciali siano mutati.