“Le manganellate a Venaus danno d’immagine alla polizia”
Vicequestore a processo alla Corte dei ContI. Durante l’inchiesta conflitto tra poteri con Maddalena che avanzò il segreto investigativo. Potrebbe essere condannato a pagare 50mila euro, archiviazione per un altro dirigente
di MARCO PREVE
Secondo la Procura della Corte dei Conti del Piemonte, il vicequestore che si comportò in maniera brutale e non impedì le violenze dei suoi sottoposti, ha causato un rilevante danno d’immagine alla Polizia italiana, quantificato in 50 mila euro. Nei giorni scorsi è stato mandato a giudizio e verrà quindi sottoposto ad un processo contabile dalla competente sezione giurisdizionale, il vicequestore Vincenzo Di Gaetano, dirigente di polizia torinese che nel dicembre del 2005 fu tra i funzionari che guidarono l’assalto al cantiere di Venaus occupato dai gruppi No Tav. La trasmissione del fascicolo è stato uno degli ultimi atti compiuti dal procuratore regionale della Corte dei Conti Ermete Bogetti, di recente trasferito allo stesso incarico a Genova.
Il processo per il presunto danno erariale sarà quindi l’unica occasione in cui, in un’aula di giustizia, verranno affrontati e discussi gli eventi accaduti tra il 5 e il 6 dicembre di cinque anni fa. Uno degli episodi della recente storia italiana che, proprio come i fatti del G8 di Genova del 2001, hanno suscitato un acceso dibattito sul comportamento delle forze dell’ordine.
Le inchieste penali si erano concluse con una richiesta di archiviazione da parte della procura di Torino che era stata accolta dall’ufficio gip dopo un supplemento d’indagine. L’inchiesta della Corte dei Conti avviata nel 2006 ha dovuto affrontare diversi ostacoli. A cominciare da un rifiuto di trasmissione di atti quando il procuratore Bogetti aveva chiesto di poter visionare documenti e verbali della polizia. Un no motivato con il “segreto investigativo” dal titolare delle indagini penali, il procuratore della repubblica Marcello Maddalena. Un “conflitto tra poteri” che era stato risolto dalla mediazione del procuratore generale Giancarlo Caselli.
Nei confronti di Bogetti era stato poi aperto un procedimento disciplinare per alcune frasi che gli erano state attribuite in un’intervista sui fatti di Venaus. Bogetti aveva chiesto che il suo “processo” (attualmente in attesa di una definizione davanti alla Corte Costituzionale) potesse essere pubblico, ma la risposta era stata negativa.
L’attività d’indagine della magistratura contabile aveva portato all’interrogatorio di 19 NoTav che avevano raccontato le fasi della carica. In particolare una donna aveva riconosciuto il vicequestore Di Gaetano come il poliziotto che l’aveva afferrata e trascinata brutalmente per un braccio. Comportamento che secondo il funzionario sarebbe stato equivocato trattandosi, nella sua ricostruzione, di un gesto mirato invece a soccorrere la donna e portarla lontano dagli scontri. Il trattamento “da bestia” subito da quella manifestante è però uno dei cardini dell’accusa, oltre al mancato intervento del funzionario nei confronti degli agenti per far cessare le violenze.
Complessivamente il danno d’immagine arrecato dai pestaggi di quella notte era stato stimato in un milione di euro. La “quota” attribuibile a Di Gaetano sarebbe, secondo la procura, di un decimo, che va però dimezzato a causa del difficile contesto ambientale (notte, freddo, confusione) per arrivare quindi a 50 mila euro. Le indagini avevano riguardato in una prima fase anche l’allora vicario della questura torinese Michele Rosato (oggi questore a Piacenza) ma la sua posizione, in assenza di elementi di prova, è stata archiviata.