La vuole un elettore di centrosinistra su due. Nel Pd contrario il 36%. «Pochi sono informati» –
MAURIZIO TROPEANO -La Stampa
Non molto informati. Piuttosto frammentati nel giudizio sull’opportunità della Torino-Lione. E, soprattutto, poco inclini a seguire le posizioni marcatamente a favore dell’opera espresse dai vertici del partito. È questo il rapporto tra il popolo delle primarie del centrosinistra e il Tav, che emerge da un studio dell’Osservatorio di comunicazione politica dell’Università di Torino e del Cls di Cagliari su un campione di 653 elettori che il 27 febbraio hanno scelto Piero Fassino come sindaco di Torino. Con un dato interessante: solo il 55,3% degli elettori che nel 2008 aveva votato Pd ritiene il Tav una priorità o un’opportunità senza se e senza ma.
Il giudizio sull’opera
La maggioranza del popolo delle primarie è per fare l’opera: il 48,6 per cento del campione. Per il 22,3% è una priorità per il 26,3 è un’opportunità. Ma c’è anche un 38,5% che i ricercatori collocano sull’altro fronte, vuoi perché è favorevole al rinvio della realizzazione della nuova linea perché c’è la crisi economica (il 21,9%) oppure perché non la vuole proprio (16,6). In questo quadro complessivo spicca il comportamento degli elettori del Pd. A fronte di vertici del partito e di un sindaco all’epoca ancora in carica come Sergio Chiamparino, decisamente schierati a favore dell’opera, c’è un 21,3% del campione che preferirebbe posticiparne l’avvio e un altro 15% contrario. Nell’ex Sinistra Arcobaleno dichiaratamente No Tav (72,2%) c’è una minoranza di elettori favorevoli, quasi il 20%. Gli elettori dell’Italia dei Valori si dividono in 3: poco più del 36% pro Tav, quasi il 27 contro e oltre il 36 senza opinione.
Non cacciate sindaci ribelli
Da più di un anno il Pd provinciale e regionale è alle prese con la posizione dei sindaci valsusini contrari al progetto. È stato avviato anche un procedimento per l’espulsione di Sandro Plano, presidente della Comunità Montana Valsusa e Sangone, e dei sindaci di Avigliana (Mattioli) e Venaus (Durbiano). Il 6l,4% per cento degli elettori democratici è contrario all’espulsione, e quasi il 13% è poco favorevole. Poco più del 25% si dichiara favorevole.
Poco informati
Ma il dato che ha più colpito i ricercatori è un altro: «A prescindere dal giudizio espresso, ciò che emerge con chiarezza dal campione analizzato è che il livello di informazione sulla vicenda è molto basso: soltanto il 17,4% degli intervistati è in grado di esprimersi correttamente sull’ipotesi di tracciato», spiega il professor Giuliano Bobba.
Le reazioni
La pubblicazione dello studio scuote il centrosinistra torinese che si interroga sulla lettera aperta di Chiamparino ed Esposito che si chiedevano se l’alleanza con Vendola e l’Idv era coerente con un programma del Pd di governo della città. Michele Curto, capogruppo di Sel e sfidante di Fassino alle primarie, spiega: «Per il nostro elettorato la vicenda Tav ha un chiaro legame con la più ampia questione dei beni comuni. Non credo che la soluzione sia allontanare Sel e Idv e militarizzare la valle come qualcuno aveva proposto, ma riaprire il dialogo con i sindaci e i cittadini». Silvio Viale, altro candidato alle primarie, dà una lettura diversa: «I dati confermano quanto già noto. Anche tra gli elettori di sinistra i No Tav sono una minoranza. E dicono che un centrosinistra che dovesse presentarsi agli elettori con una posizione contro la Torino-Lione sarebbe perdente». Chiamparino ed Esposito, invece, si dicono convinti che «non è in discussione la legittimità del dissenso nel centrosinistra, ma si tratta di riconoscere la Tav come uno degli assi strategici della nostra proposta di governo ed avere comportamenti coerenti».