Il buon giorno si vede dal giornale? Fortunatamente no, in val di Susa splende un bel sole caldo e dopo i forti temporali di ieri giovedì 18 agosto il tempo sembra volgere al bello. Instancabili però le penne infamanti del quotidiano torinese proseguono in quello che pensano essere il lavoro di delegittimazione del movimento no tav. Molte volte ci siamo trovati a dover commentare articoli e attacchi mediatici evitando di pubblicare i testi per non tediare i lettori in inutili perdite di tempo. Oggi vale la pena invece pubblicare in maniera integrale il contenuto di un’intervista apparsa sull’edizione online e cartacea del quotidiano La Stampa ad un automobilista coinvolto nel blocco stradale dell’a32 di martedì 16 agosto. Molto spesso e anche oggi di fatto gli automobilisti o i passeggeri dei treni coinvolti dai blocchi no tav vengono descritti come vittime. Finalmente arriva un’intervista a un automobilista che si è ribellato e così si capisce di che pasta sono fatta questi eroi. Non commentiamo i passaggi di questo duetto giornalista-automobilista-eroe ma chiudiamo salutando tutti quegli automobilisti, passeggeri dei treni, ferrovieri, autotrasportatori che in questi venti anni di lotte e blocchi no tav sono scesi dai loro mezzi, hanno dialogato con noi, ci hanno salutato, suonato i loro clacson e condiviso con noi momenti difficili ma essenziali di questa battaglia per il futuro della nostra valle e del nostro paese.
da LaStampa.it (di m.num.)
Cosa è successo?
«Ce li siamo trovati di fronte dopo la galleria Giaglione. Un gruppetto, molti incappucciati. C’era un signore molto magro con una bandiera in mano. La mia auto era la terza e ho deciso di reagire».
Come?
«Sono sceso e li ho affrontati. Intanto, ho spiegato loro che un paio di miei cari sono morti in guerra, per la libertà, e che non avrei accettato un sopruso del genere, che qualcuno potesse impedirmi di andare a casa. Non lo accetto, assolutamente. Così li ho affrontati: “Levatevi di mezzo, devo passare”. Loro mi hanno circondato minacciosi, erano una decina. Uno mi ha detto se avevo intenzione di investirli. Ho detto, certo, sì, io parto e voi dovete spostarvi immediatamente. Loro hanno reagito con gli insulti. Irriferibili. Ho restituito loro gli stessi identici insulti, aggiungendo poi che erano solo dei falliti, dei teppisti, dei violenti che non avevano alcun diritto a violare la legge».
E loro?
«Mi hanno spiegato che già lo Stato li vuole ammazzare con la Tav, con le nuove leggi, con i tagli, la repressione. Ho replicato che, a me, non me ne importa un tubo. E che volevo semplicemente andare a casa, secondo i miei programmi, e dunque di togliersi. Mentre la discussione andava degenerando, è arrivata una pattuglia della polizia stradale. Avrei desiderato vedere gli agenti arrestare chi stava commettendo il reato di violenza privata nei confronti dei cittadini italiani, ma i poliziotti ci hanno invitato tutti a stare calmi. Tutti? Ma non scherziamo… Poi è arrivata un’ambulanza, loro si sono decisi a farla passare e io, in una frazione di secondo, ho deciso che avrei tentato di forzare il blocco. Hanno tolto una parte della barricata, ho nascosto l’Alfa dietro l’ambulanza e poi ho dato gas, di scatto. Colti di sorpresa, erano a meno di 50 centimetri dal muso dell’auto, uno s’è sdraiato sul cofano, gli altri prendevano a calci la carrozzeria. Mica ho rallentato, affatto, ho tenuto le mani strette sul volante e loro sono rimasti lì, li sentivo urlare…».
Zanetti, si rende conto di aver corso gravissimi rischi?
«Certo, ero preoccupato ma solo per mia moglie. Ma non è possibile continuare a subire, quante volte la A32 è stata chiusa per ordine pubblico in questi due mesi? Ormai è diventato un gioco, fatto sulla nostra pelle. E io non ci sto più, ho 67 anni ma non intendo più piegarmi alla violenza. Questi non sono attivisti, sono solo potenzialmente criminali. Rispetto i No Tav che fanno le loro proteste in modo legale, senza attentare alla libertà degli altri, ma questi sistemi non li accetto più. Mi sono ribellato anche in nome e per conto di chi, per adesso, tace e subisce ogni genere di sopruso».