(AGI) – Roma, 14 ott. – “Porteremo un po’ di Val di Susa a Roma”: Francesco Richetto e’ arrivato oggi da Torino a Roma. Ha partecipato alle manifestazioni No Tav in Val di Susa, compresa quella, partecipatissima e tesa, del 3 luglio. Porta la sua testimonianza e quella di tanti suoi compagni di lotta agli Indignados che domani sfileranno a Roma e ai ‘Draghi ribelli’, gli studenti della Sapienza che sono in assemblea sulla scalinata del Palazzo delle Esposizioni.
“In questo momento stanno partendo i pullman che porteranno tanti manifestanti dalla Val di Susa qui a Roma”, ha esordito Francesco strappando gli applausi e le grida di entusiasmo dei ragazzi di via Nazionale. “Quello che vogliamo fare – ha continuato – e’ portare la nostra protesta nei palazzi del potere da cui e’ partita la decisione politica di occupare il nostro territorio. Bloccheremo il cantiere anche da qui, da Roma perche’ ci sono poche persone che sulla testa di tutti stanno determinando una vera e propria catastrofe”. Francesco ha meno di trent’anni, ma non sono solo ragazzi quelli arrivati dal Piemonte. Roberto, ad esempio, e’ un insegnante in pensione che, come racconta, viene da una storia di battaglie politiche che comincia negli anni Settanta e oggi continua proprio in Val di Susa. “Sono arrivato ieri in treno insieme a mia moglie – racconta – quello che vediamo e che sentiamo e’ un fortissimo senso di malessere per una operazione di concentrazione economica che ci viene presentata come una crisi. Non e’ una crisi, tuttavia, quella che ci troviamo ad affrontare. E’ la fine di un sistema economico”. Una fine che si manifesta anche con la “progressiva proletarizzazione della classe media. Voglio dire che anche quelle categorie che un tempo erano considerate benestanti, oggi si trovano a fare i conti con i debiti, senza la certezza di potere offrire un futuro ai loro figli”. Nessuna preoccupazione per quello che potrebbe accadere domani: “quello che mi preoccupa e’ ben altro: e’ la sudditanza di centrodestra e centrosinistra ai poteri economici”.
Tanto per Francesco quanto per Roberto, il movimento No Tav racchiude in se’ il senso di tutta la protesta: “E’ un movimento che e’ nato come locale, contro la devastazione che si sta operando in quel territorio. Ma attorno al movimento No Tav si e’ coagulata un’idea diversa di sviluppo, che mette in testa alle priorita’ la scuola, i trasporti per tutti, la sanita’. L’ultima manovra – aggiunge Roberto – vale il doppio della Tav. Qui, anche qui nel Lazio, chiudono gli ospedali, i presidi medici e aumentano i ticket. Pero’ si sprecano soldi per quest’opera inutile”. (AGI) Rmg/Dib