News, post — 12 Dicembre 2024 at 14:48

Il lacrimogeno ribelle

Da Pressenza –  

I collettivi studenteschi del Gioberti e dell’Alfieri alla fine hanno svelato la storia del lacrimogeno misterioso apparso sotto la Prefettura durante la manifestazione studentesca del 15 novembre.

Descritto come un ordigno rudimentale costruito dai ragazzi secondo la questura, palesemente un lacrimogeno secondo noi, che di lacrimogeni ne sappiamo per averli respirati troppe volte.

La ricostruzione della questura era stata così fantasiosa da farci pensare che il lacrimogeno fosse esploso accidentalmente tra le loro mani maldestre.

Altrettanto irrealistica era la descrizione dei 20 poliziotti che avevano dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso per quel fumo inalato. Il fumo del lacrimogeno bene non fa, dovrebbero essere vietati (anzi no: sono vietati, ma si usano lo stesso contro i nemici interni), ma nessuno di noi è mai corso al pronto soccorso dopo averli respirati, una esagerazione per avvalorare l’immagine di una piazza violenta che di violento non aveva nulla.

E infine gli studenti svelano il mistero. Postiamo il loro comunicato qui sotto:

“È incredibile la leggerezza con cui le istituzioni e i media definiscono “terroristi” i giovani per il solo fatto che decidono di scendere nelle piazze per contrapporsi alle politiche del governo. Dal momento che la solidarietà agli studenti è ampia e diffusa, la polizia cerca sempre il modo per screditare le lotte che stanno animando tutte le città italiane. Dopo il corteo studentesco di venerdì 15 novembre, i giornali si sono sperticati in racconti fantasiosi sugli scontri tra giovani e polizia avvenuti sotto la prefettura. Da come si vede nelle immagini diffuse dai media, dopo che la polizia ha caricato, e avvenuta un’esplosione che ha dato seguito allo sprigionarsi di una nuvola di fumo urticante. Per chi era presente al momento, il primo pensiero e stato che le forze dell’ordine avessero lanciato un lacrimogeno per far disperdere il corteo e poi abbiamo letto queste notizie che parlano di 15, 19, 20 agenti feriti (chi più ne ha, più ne metta!) da questa presunta bomba urticante. Le bugie però hanno le gambe corte e le chiacchiere vanno veloci: è risaputo che ciò che è esploso non era un ordigno costruito da un giovane aspirante chimico, bensì un lacrimogeno inesploso ritrovato da qualche studente in Val Susa, uno delle centinaia di lacrimogeni lanciati dalle Forze dell’Ordine durante le proteste contro i cantieri del TAV. La polizia quando c’è da battere visita non perde tempo, non è la prima volta che leggiamo di tutti questi infortuni tra le fila delle Forze dell’ordine per mano dei manifestanti (dicono), in questo caso è lampante quanto il più delle volte questi racconti siano falsi e necessari a coprire l’operato svolto dalla Polizia che normalmente agisce illegittimamente contro chi scende in piazza a protestare. Si può avere l’opinione che si vuole sul fatto di lanciare un lacrimogeno contro la polizia, ma il punto non è questo: tra la Val di Susa e le manifestazioni cittadine negli anni abbiamo ricevuto innumerevoli lanci di lacrimogeni, e non solo di quelli a mano, anche di quelli che si sparano con il fucile e che la polizia non lancia a parabola, come prevede il regolamento, ma dritto per dritto mirando ai nostri volti”.