Il ciclismo ha sempre esercitato, su intere generazioni, un forte fascino, soprattutto per le imprese compiute dai grandi: Coppi che nel 1952 in Valle di Susa vinse l’11ª tappa del Tour de France Bourg d’Oisains-Sestrière, Bartali che nel 1948 vincendo il Tour de France stemperò le tensioni sociali per l’attentato a Togliatti, e poi Anquetil e Bobet, la lunga rivalità tra Gimondi e Adorni, e molti altri ancora, tutti presenti nell’immaginario collettivo anche delle giovani generazioni che non hanno vissuto in diretta gli anni epici del ciclismo ma ne hanno solo sentito parlare.
Poco più che ragazzino, mio padre mi portava a vedere il Tour de France, con i suoi amici bussolenesi, e d altri miei coetanei; al rientro sotto i sedili si nascondevano kg di banane e stecche di cioccolato Suchard per evitare i controlli alla frontiera; una volta, scoperti da un doganiere, il “gruppo sportivo”, per non pagare il dazio, divorò i caschi delle banane direttamente alla frontiera, su suolo francese.
Foto in bianco e nero di belle giornate, di persone che non ci sono più, di ciclisti impegnati sulle salite dei mitici colli: Iseran, Izoard, Lautaret , Galibier; a volte tra alte pareti di neve.
Dagli anni 90 il Giro d’Italia torna, più sovente, in Valle di Susa: nel 2005 con la bellissima salita del Colle delle Finestre, a cavallo tra Val di Susa e Val Chisone.
Ma qualcosa è cambiato, anche se per molti è difficile ammetterlo e molti rimuovono per non rinunciare alla propria passione: si è rotto il rapporto di fiducia, segnato da innumerevoli scandali.
L’ultimo, il più clamoroso, riguarda Armstrong a cui sono state revocate le sette vittorie al Tour de France per doping.
Ma l’elenco è lungo: ha coinvolto e coinvolge centinaia di ciclisti ed anche il “mito” di Pantani , il più grande scalatore e ultimo ciclista (dopo Coppi, Anquetil, Merckx, Hinault, Roche e Indurain), ad aver vinto nello stesso anno il Giro d’Italia e il Tour de France.
Il ciclismo come altre discipline, dal calcio all’atletica, è inquinato.
Il businnes del grande evento: il Campionato di calcio (quante squadre iniziano il campionato con le penalizzazioni per illeciti sportivi e quanti calciatori svendono i tifosi al calcio scommesse !) come l’Olimpiade (quanti ori olimpici sono stati revocati una volta scoperti i nuovi e più sofisticati doping !), il Giro come il Tour, sono stati ridotti, nel corso del tempo e sempre più velocemente, a occasioni di speculazioni economiche e finanziarie ed anche politiche, ad infiltrazioni del malaffare: lasciando orfane o sempre più frustrate le nostre passioni.
I Grandi Eventi sono i parenti stretti delle Grandi Opere, di fronte alle quali i cittadini sono strumentalizzati e mai rispettati.
Ma il Giro d’Italia ha un altro peccato da farsi perdonare: il mancato rispetto della Valle di Susa, come, del resto, di altre realtà d’Italia.
Quando si attraversa un territorio lo si deve rispettare mostrandolo per quello che è e non attraversarlo celando la sua realtà al resto del Paese.
La comunità della Valle di Susa è in lotta da 20 anni contro una grande opera, il TAV Torino Lyon, utile solo alle lobbies che la vogliono costruire contro ogni logica se non quella della rapina della Finanza Pubblica, ed ha una sua bandiera che molti cittadini sventolano lungo le statali anche quando passa il giro; ma sul video televisivo le bandiere sono oscurate, tra i contorsionismi dei cameramen e i tagli in redazione.
Non chiediamo dibattiti sulla TAV durante un “processo alla tappa”, ma il rispetto di quello che siamo e quindi il non oscuramento delle bandiere e nemmeno l’oscuramento della militarizzazione del territorio, degli agenti, polizia e carabinieri, in tenuta antisommossa che hanno presidiato a Bussoleno Via Traforo: ennesima esibizione di muscoli inutili, perché nessuno voleva ,sventolando le bandiere, bloccare il Giro.
Se si sceglie di passare in valle di Susa, per non rinunciare alle sue strade di montagna, lo si deve fare con il dovuto rispetto.
Adesso le foto sono a colori…ma farebbero molto male a quei quarantenni che negli anni 60 seguivano con passione Giro e Tour, vedendo la militarizzazione della via principale del loro paese.
Il Giro passa a Bussoleno…… tra agenti in tenuta antisommossa e agenti della Digos camuffati da “tifosi”.
Ma l’immagine più bella della “resistenza valsusina” alla militarizzazione del territorio è in questa testimonianza di Ch. : “E’ appena passato il giro a Bussoleno, ai lati della strada gente e scolaresche,
sono arrivati due blindati i poliziotti scesi con scudo e casco, uno dei blindati si è fermato vicino alla piazza della stazione.
Tutti i bambini si girano a guardare l’immagine stride con la festa, un bambino africano (nove-dieci anni) si volta verso i suoi compagni e propone: gridiamo Notav …. e lo fanno ! (pazzesco). “ Ius Soli.
Giovanni V.