Ieri decimo ed ultimo giorno di digiuno sotto il palazzo della Regione. Nonostante la piazza invasa da gazebo in costruzione per non si sa bene quale iniziativa del comune, forse la Stratorino, ci guadagnamo un angolo ben visibile anche se non sotto il fantomatico palazzo. Il tempo è bello, c’è molto passaggio e con gli amici di Torino distribuiamo volantini informativi sulla nostra iniziativa. Ci alterniamo al megafono con Fabrizio per spiegare la situazione in Valle (la mia voce è ancora molto gracchiante purtroppo!). Le ore di quest’ultima giornata in piazza scorrono velocemente; ne sono un po’ dispiaciuta, nonostante la voglia di ricominciare a mangiare.
Queste giornate mi hanno permesso di rendermi conto di quanta ignoranza c’è tra la gente in città sulla questione dell’Alta Velocità. La maggior parte delle persone favorevoli che ho incontrato sembrano in uno stato di ipnosi che recita il mantra del lavoro e del progresso e il nostro striscione che dice “No alla militarizzazione in Valsusa” viene a volte quasi preso d’assalto da persone che dicono che le “forze dell’ordine” devono per forza difendere gli operai che lavorano nei cantieri! Per noi sarebbe fin troppo facile argomentare la questione solo sotto questo aspetto e invece ci sforziamo di cercare un dialogo che non è fatto di slogan ma di dati tecnici e politici reali. Ma il confronto finisce quasi sempre sul buon senso che tra la gente, nonostante l’alienazione e la spersonalizzazione della città, è ben presente, soprattutto quando si tira fuori l’argomento del costo dell’opera e di quante altre cose utili si potrebbero fare con gli stessi soldi. E allora parliamo di sanità, di scuola, di quanto è difficile arrivare a fine mese e così si sgretola quel muro costruito ad hoc dai media in cui il NO TAV è un antiprogressista e il SI’ TAV fa la parte dell’illuminato del progresso. Così finisce che con qualcuno gli si offre il libretto delle nostre 150 ragioni con anche una stretta di mano.
Molte persone ci hanno detto che tanto con il digiuno non è che si possono risolvere le cose e non solo per quanto riguarda l’Alta Velocità. A quel punto viene fuori la rabbia della gente che almeno a parole si scaglierebbe violentemente contro chi quest’Italia la sta facendo scivolare sempre di più nel “fango”.
Siamo scesi dalla Valle a far parte di questo presidio torinese con un’azione non violenta, ma da subito ci siamo resi conto che per fare quell’azione ci saremmo dovuti prendere il nostro pezzo di piazza, pur restando collegati al presidio che ormai da quasi tre mesi è lì quotidianamente. Presidio che, stanco da un non ricambio di persone, inizia ad essere poco motivato a fare informazione, che non significa solo dare il volantino ma comunicare e spiegare le nostre ragioni. Ci siamo confrontati con le persone del presidio che ci hanno accompagnato in questa azione, abbiamo discusso con loro dei vari scenari che potrebbero designarsi da qui a qualche tempo in Valle ed in città e loro ci hanno detto delle varie azioni che vorrebbero fare in Torino. Questo ci ha fatto pensare che il presidio gode di ottima salute ma che è anche necessario che un gruppo di persone si prenda la responsabilità di fare informazione.
Quest’azione, che poteva sembrare all’inizio un fatto sporadico, oggi sempre di più, grazie alla forza ed alla determinazione delle persone che hanno fatto, che stanno facendo e che faranno lo sciopero della fame continua ad essere portata avanti concretamente. Tant’è che da martedì Giampiero, maestro elementare di Asti, ha cominciato il suo sciopero della fame.
A tutti voi buona lotta, Cristina