Negli ultimi giorni, a più riprese, i sindacati di polizia Sap e Siap si sono fatti portavoce di istanze, anzitutto presso il Viminale, che hanno attirato l’attenzione dei media locali e nazionali. Il Siap in particolare ha comunicato l’iniziativa finora più paradossale: ha annunciato di voler denunciare (sic!) il Ministero dell’Interno per non aver disposto le misure sufficienti (ovvero quelle da loro richieste) per assicurare l’incolumità degli agenti che presidiano la Maddalena. Il riferimento, in questo caso, è agli scontri avvenuti presso l’area archeologica nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre, dove New Jersey e cancelli sono stati distrutti dal Movimento No Tav.
Che persone pagate per fare violenza sulla popolazione di una valle intera (giacché l’occupazione della valle è di per sé una violenza) si lamentino con il proprio datore di lavoro delle conseguenze del compito (piuttosto infame) che hanno scelto, non è che una delle tante cose patetiche che possono forse accadere soltanto in Italia, come l’idea di denunciare i propri comandanti supremi a un’autorità che dipende dallo stesso governo della Cancellieri. E si potrebbe fare dell’amara ironia sulla sproporzione che esiste tra le conseguenze che affrontano questi soggetti (qualche livido, o qualche “distorsione” a dir poco sospetta, ottime scuse per qualche giorno di ferie a spese dei contribuenti) e quelle che da anni affrontano i No Tav: lacrimogeni sparati in testa ai manifestanti, uso di gas cs, lancio indiscriminato di pietre contro i manifestanti, pestaggi con spranghe e bastoni, ecc. ecc.
Ciò che ci interessa sottolineare, però, è un altro aspetto. La reiterata richiesta, da parte dei poliziotti, di essere liberati dall’onere di occupare la valle – onere che, secondo loro, dovrebbe essere affidato all’esercito – dimostra come la strategia del logoramento delle truppe occupanti, adottata dal movimento dopo lo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena, si stia dimostrando vincente. Dopo i pompieri, che chiesero e ottennero il ritiro (per motivi ben più nobili, e in dissenso con l’occupazione) già nel settembre 2011, sembra che il malcontento stia iniziando a serpeggiare anche tra i poliziotti. Meglio che se ne occupino i militari, sembrano dire, noi non ne vogliamo più sapere di restare impantanati in questo Kiomontistan…
L’estate No Tav aveva proprio, tra gli altri obiettivi, quello di impedire al Viminale di concentrare i suoi sforzi logistici ed economici su appena due settimane di campeggio, come era avvenuto finora: sostenere un presidio di forza dell’ordine per tutta l’estate, senza sapere quando sarebbero arrivati attacchi e azioni della resistenza, ha sfiancato i nostri avversari, e messo in difficoltà il governo. Questo ci rende ancora più convinti che continuare a lottare potrà pagare, che il nemico non è invincibile, anche se molto più grande e potente di noi, e che Davide potrà infine averla vinta su Golia. La giornata del 31 agosto, lungi dal dimostrare che il popolo No Tav è violento, ha dimostrato che è intelligente, anche se violenta è la polizia: un presidio di polizia e carabinieri enorme sparso per i sentieri non ha impedito al movimento di scendere dai terrazzamenti più alti e colpire a notte fonda, evitando il contatto preventivo con le FFOO e portando a casa il risultato che si era prefissato.
Se poi i poliziotti devono per forza difendere le recinzioni con idranti e lacrimogeni, non pretendano che le persone restino immobili a subire le loro violenze… Dopotutto, nessuno li ha obbligati a guadagnarsi il pane difendendo il malaffare che vuole distruggere a spese di tutti (anche loro) la nostra valle. E non si preoccupino, che le loro richieste/minacce di un “pugno maggiormente duro” contro i No Tav non otterrà l’effetto di terrorizzarci, come non lo hanno ottenuto i fogli di via, i mesi di galera, le denunce e le ferite di Yuri, di Luca e di tutti gli altri che devono portare sul proprio corpo i segni della brutalità loro, perpetrata in valle per conto della casta dei politici, dei mafiosi e dei banchieri… Una cosa insomma è certa: se ve ne andrete, nessuno in valle vi rimpiangerà; e siamo sicuri che, con ciò che qui state facendo, un po’ di disprezzo lo troverete per voi anche nel resto d’Italia!