Dopo alcuni mesi di silenzio col ritorno dell’afa estiva e dell’umidità, insieme alle zanzare spunta anche Antonio Ferrentino. Politicante da sempre nonostante le sue peripezie politiche che l’hanno portato ad essere evitato da tutti per la sfiga e il narcisismo che lo caratterizzano, rimane ancora per alcuni cronisti il dissociato da cercare ogni qual volta c’è bisogno di chiudere un articolo con la dichiarazione di un supposto leader (non si sa di cosa). Questa volta la lezione che Toni ci vuole dare è la seguente: “Dissentire nei confronti di un’ opera pubblica è assolutamente legittimo, battere le reti rientra tra le espressioni di un dissenso.” Lezione che il movimento pratica oramai da vent’anni, combinazione però in Clarea è spuntato un cantiere illegale, compito del movimento in questa fase è quindi resistere e boicottare se no hanno facile gioco i suoi amici Esposito e Virano a dire che i lavori vanno avanti. Da qui ognuno si assume le sue responsabilità e quindi dato che il movimento da un lato in Clarea organizza ogni tipo di attività aggregativa, polentate, grigliate, gite informative e folcroristiche in modo volontario e gratuito non può accettare che poliziotti, ingegneri e devastatori vari utilizzino dall’altro lato la situazione come una vacanza organizzata e pagata con soldi pubblici. A questi dunque va costantemente ricordato il ruolo che ricoprono, mentre da Ferrentino arriva a loro solidarietà e scuse (li chiama presidio interforze, ah ah!). Non ci ricordiamo però prese di posizione così lucide e puntuali nei confronti delle centinaia di attivisti no tav feriti anche in modo grave in questo anno di cantiere. Prosegue ancora Toni “Auspico che la magistratura individui i responsabili e li inchiodi alle proprie responsabilità”. Quello che ci chiediamo: non è forse informato che da gennaio un’inchiesta della magistratura torinese ha portato in carcere una ventina di attivisti no tav che andranno in udienza il prossimo 6 luglio? Se questa è l’indicazione per la soluzione del problema bisogna riconoscere che la procura e lo stesso Caselli stanno lavornado celermente alla sua risoluzione. Ma questo forse non è il problema dato che ancora oggi migliaia di valsusini proseguono nella lotta senza risparmiarsi in energie. Tornando ai fatti, il 27 giugno non ha voluto essere la commemorazione di un ricordo, è stata una normale e ordinaria giornata di lotta. Non sono i numeri in questa fase che interessano ma la continuità e la costanza. Chi legge avrà già capito di che pasta è fatto il “bell’Antonio”. Mangiare, stare comodo in poltrona, parlare, bere, non pagare di tasca propria, lavorare poco perchè si suda. Insomma, un esempio di quella famosa casta di cui tanto si parla. Sì, anche noi in val di Susa ne abbiamo diversi esempi, alle elezioni del 2014 si salveranno in pochi, forse nessuno se seguiranno le orme delle sconfitte di Rivalta e di Avigliana. Un esempio calzante potrebbe essere proprio la tanto declamata e in futuro massacrata Susa, resisterà la cotonata Gemma Amprimo anche lei emblema della casta all’assalto dei no tav: Chi vivrà vedrà… ma tempi bui si annunciano per zanzare e caste varie.