(da il sole24 ore) Sono l’anima concreta del Movimento, quella che si rimbocca le maniche e che risolve i problemi. Anziane e passionarie abitanti della Valle, come Marisa Meier, proprietaria dei terreni della baita Clarea, che da anni si batte, in prima linea, contro la Torino-Lione. Ma anche giovani mamme di famiglia, che pretendono un futuro per i figli e la lotta alla Tav ce l’hanno ormai nel dna.
Casalinghe e insegnanti, rappresentanti delle istituzioni, ambientaliste e animatrici cattoliche, ma anche studentesse, attiviste anarchiche e dei centri sociali. Biberon e dreadlocks, bibbia e musica, sparata a tutto volume, che s’incontrano in una lotta capace, in Valle di Susa, di superare barriere inconciliabili e unire anime opposte, non semplicemente diverse.
Nel cuore un obiettivo comune, contro la Tav, che ha cementato nel tempo amicizie, che ha ribaltato, dicono le donne, “la dimensione e la bellezza del vivere sociale, in comunità”.
La solidarietà femminile, anche in questa lunga settimana di blocchi e proteste, era nei gesti, in una bevanda calda distribuita durante le lunghe attese notturne, a Chianocco, fra i fuochi accesi sulle corsie dell’A32, così come nella resistenza davanti alle cariche della polizia e carabinieri, fra getti di idranti e pioggia di lacrimogeni.
«Non siamo angeli del focolare, come qualcuno ci vuole descrivere, ma siamo in prima linea, da sempre. Non siamo ancelle, ma il cuore pulsante del movimento. Quando quest’estate c’era il presidio alla Maddalena, prima che iniziasse il cantiere, la cucina era il centro di tutta la collettività», spiega Roberta Dosio, 66 anni, professoressa di lettere in pensione.
Lei, nella notte di giovedì, quando più dura si è fatta la lotta per resistere allo sgombero delle forze dell’ordine, è stata colpita da un manganello.
Proprio come nel 2005, a Venaus, quando la popolazione della Valsusa è riuscita a fermare il primo progetto della Torino-Lione.
«Le donne sono presenti a tutti i livelli di questo Movimento, parlano nelle assemblee e nei confronti pubblici, senza ambizione o per apparire, ma nella totale parità. E’ assurdo fare differenze fra i sessi, così come fra buoni e cattivi – aggiunge Valentina Cancelli, 37 anni, assessore all’istruzione Villar Focchiardo, cresciuta (come lei stessa racconta) a “pane e Tav”, da quando, ancora ragazzina, sfilava ai cortei della Valle, travestita da indiana (per l’analogia con i confinati delle riserve) o distribuiva volantini d’informazione all’uscita da scuola. «Certo la sensibilità femminile si riconosce nel rapporto forte con questa terra – prosegue – e ci tocca dal vivo».
Lo slogan, per le mamme abituate ogni giorno a risolvere i problemi nella gestione della casa, è “concretezza”. «Chi di noi ha figli, ha una motivazione in più per lottare – racconta Monica Montabone, un bimbo di 3 anni, psicologa e da sempre fra chi dice no -. Costruiamo un’opera costosissima, 20 miliardi sono una cifra gigantesca, quando poi mancano le risorse per le piccole priorità del quotidiano. Offrire una scuola sicura e adeguata, e non edifici che cadono a pezzi, offrire i servizi, che mancano, dare un futuro ai nostri figli perché possano essere cittadini di serie A.
Qualche anno fa una mamma, in auto, con un figlio a bordo, è stata investita attraversando in Valle un passaggio a livello, perché la sbarra non funzionava. Non abbiamo bisogno di economisti che, con grandi proclami, ci spieghino i nostri bisogni. Le necessità reali le abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni». Le fa eco, ancora, la Dosio: «La nostra con la sensibilità pratica tipica delle donne, è la lotta per migliorare la vita del quotidiano, per i servizi pubblici, per garantire una ferrovia per i pendolari, tanti, che vivono nelle valli. Di fronte a un progetto come la Torino-Lione, ci siamo immediatamente rese conto di quale era il problema. Abbiamo capito che questa lotta metteva in discussione la salute dei nostri figli e nipoti. Vogliamo tutelare la terra e la natura che amiamo».