Leggendo i giornali di oggi , per la precisione l’articolo di Marina Cassi sullo sciopero generale di Torino pubblicato su La Stampa, non si può non scrivere una replica.
A parte il poco impegno (o forse incapacità) messo dall’autrice nell’analizzare il senso della giornata (sciopero generale in situazione di reale crisi per il paese), la suddetta si è limitata a citare l’articolo 8 per poi snocciolare le cifre di adesione contrastanti date dalla cgil, dall’unione industriale e dall’Api oltre che quelle della partecipazione in piazza (Cgil contro questura).
Una nota di merito va però data quando rileva la presenza dello spezzone No Tav, di cui non cita i numeri (di gran lunga significativi!) e non sottolinea nemmeno che le bandiere col treno crociato erano presenti non solo tra i valsusini ma anche negli spezzoni della Cgil e dalla Fiom.
Nel momento in cui la giornalista si trova a descrivere l’ingresso dello spezzone No Tav in Piazza San Carlo ecco invece che iniziano le inesattezze, che vanno a sommarsi alle omissioni precedentemente citate, così strumentali da apparire chiaramente studiate e figlie di una linea editoriale alla quale la busiarda ci ha abituati già da un po’ e che forse, amaramente, neanche più ci sorprende.
E allora viene descritto un piccolissimo gruppo di No Tav – c’era ancora praticamente tutto lo spezzone! – che tenta di salire sul palco: prima viene respinto (?) dal servizio d’ordine stipendiato dalla CGIL e poi viene allontanato dalla polizia che poi decide di farlo salire.
Forse a qualcuno piacerebbe fosse andata così, ma chi era presente in Piazza sa benissimo che la verità in questo caso non sta nel mezzo bensì nella cronaca che il movimento ha immediatamente pubblicato sul web e che da pochissimi giornali è stata ripresa.
Nessun servizio d’ordine è stato in grado di respingere i No tav poiché, mentre questi stipendiati si appendevano alle transenne oramai divelte, i militanti valsusini erano già sul palco e li circondavano da ogni parte. La polizia è intervenuta per dare una mano a questa esigua forza ma, alla luce dell’impossibilità a difendere alcunché, prima di retrocedere ha comunque fatto più cariche sui manifestanti, per difendere un palco che era stato abbandonato di tutta fretta dai dirigenti della Cgil nel momento stesso in cui lo spezzone No Tav era entrato in piazza.
Questo, però, nell’articolo non è stato scritto, come non è stato riportato il fatto che, durante il corteo, lo spezzone NO Tav ha ricevuto tantissimi applausi, oltre che dichiarazioni di solidarietà e che molta gente lungo il percorso ha deciso di unirsi allo spezzone, piuttosto che stare al lato della strada a guardare la sfilata di funzionari e sindacalisti in doppio petto.
Probabilmente queste persone hanno visto nel movimento No Tav quello che oramai è scomparso dal sistema politico-sindacale attuale: la forza e la volontà di dire No, alle grandi opere pubbliche come allo spreco di risorse, No ad un sistema fallito che produce solo crisi e povertà e che questa classe dirigente vorrebbe salvare a tutti i costi per mantenere i propri privilegi. Il movimento No Tav non ci sta ed ancora una volta l’ha dimostrato.
Piuttosto, non è forse il caso che chi ha ripetutamente tradito cittadini e lavoratori si levi dai piedi una volta per tutte?
E non è anche il caso che un giornale come La Stampa decida di chiudere battenti piuttosto che continuare a deformare la realtà per accontentare i potenti di turno e le linea redazionale filo-governativa?
Forse, così, fareste tutti più bella figura.
Alla prossima, a sarà dura