Da alcuni giorni diversi esponenti del movimento notav sono oggetto di un’aggressione mediatica condotta da diversi quotidiani, culminata nell’articolo “Gli ex terroristi arruolati tra i ribelli della Val Susa” comparso su La Repubblica di oggi, 26 luglio. In particolare, uno dei fondatori del Comitato di Lotta Popolare di Bussoleno, Stefano Milanesi, è attaccato per i suoi trascorsi giudiziari e ritratto in diverse fotografie. Ciò che stupisce, anzitutto, è che ci si stupisca: Stefano, come altri ex militanti degli anni Settanta, è da sempre (cioè da ben prima del 2005, come erroneamente afferma La Repubblica) tra i più appassionati e intelligenti animatori del movimento e delle sue iniziative; è conosciuto da tutti ed è rispettato nel movimento e in Valle per il suo impegno e la sua generosità umana e politica. Lo stesso vale per Marco Fagiano e per molti altri valsusini che vengono in questi giorni messi alla pubblica gogna della carta stampata per vicende passate, che nulla hanno a che fare con l’opposizione al TAV. Questo improvviso interesse per i trascorsi politici degli attivisti notav è espressione della totale mancanza di argomenti dei propagandisti dei quotidiani pro-tav che, una volta esaurito il trito e ritrito ritornello dei “black block” (prontamente rispedito al mittente dal movimento, che ha rivendicato la resistenza popolare del 3 luglio) deve trovare nuovi pretesti per additare i notav come nemici pubblici. I giornalisti e le testate che animano queste campagne stanno scrivendo una delle pagine peggiori dell’informazione nel nostro paese. Gli spazi e le colonne che dovrebbero ospitare la cronaca, l’inchiesta o l’approfondimento sono occupati da invenzioni pure e semplici sulla dinamica dei fatti (per lo più diretto frutto dele menzogne della questura, di cui non è mai ritenuta necessaria una verifica) e da pretesi “scoop” su no global “violenti” ed ex “terroristi”, che affogano la libertà d’informazione nella propaganda in favore del potere. Qui si colloca, in effetti, è uno dei nodi più delicati dell’attuale condizione italiana: anziché utilizzare le proprie penne e i propri cervelli per rivelare le trame politiche che stanno affossando il nostro paese, i giornalisti si scagliano contro chi le denuncia. È certo più comodo scegliere come proprio nemico chi non ha potere e denaro dalla sua parte, ma non è decente, né dignitoso; sottrarsi ai diktat dei potentati che fanno dell’informazione italiana una delle meno libere del mondo è scelta troppo scomoda, a quanto pare. Stavolta, però, anche la denigrazione pianificata potrà produrre dei grattacapi. Dobbiamo infatti rilevare che Silvano Pellissero non è il titolare del ristorante La Credenza di Bussoleno, né è coinvolto ad alcun livello nella gestione del locale. Ci impegneremo in una causa legale contro La Repubblica per questa opera di disinformazione interessata, e devolveremo una parte dell’eventuale ricavato economico al riacquisto del camper notav incendiato alcune settimane fa da ignoti, all’interno dell’area presidiata dalle forze dell’ordine.
COMITATO DI LOTTA POPOLARE – BUSSOLENO