In un Paese normale, dopo una manifestazione della portata di quella di sabato, con 50.000 persone in marcia, 24 comuni della bassa valle (+ Rivalta e il Moncenisio) che dopo aver deliberato contro l’opera hanno organizzato la marcia e hanno manifestato in fascia tricolore preceduti dai gonafaloni; la Coldiretti, La Fiom, il sindacalismo di base e molto altro, sarebbe normale aspettarsi dal primo quotidiano cittadino una ricostruzione della giornata, analizzandone le caratteristiche, facendo risaltare i dati positivi o negativi a seconda di chi scrive.
Qui no, nè in questo Paese, nè sopratutto a Torino questo è possibile. Della manifestazione ha scritto Massimo Numa, giornalista tanto prezzolato quanto sfigato ( tutti i giornalisti vengono alle iniziative, si presentano, intervistano ecc…lui no, come un inviato nell’ombra, scrive o da lontano, o non viene, o si mette parrucca e baffi), che dopo aver dato spazio domenica solo alle reazioni degli avversari del movimento no tav, e dopo ancora aver fatto un articolo scritto con la sufficienza di chi vuole solo dimostrare che non è una cosa interessante, oggi centra la notizia: il cartello si tav contestato dal corteo (e non rimosso), che un “imprenditore” aveva provocatoriamente appeso con il solo intento di fare notizia (magari consigliato). Infatti questo cartello era sul percorso della manifestazione, ed è stato appeso mezz’ora prima della partenza da Vaie con il solo scopo di provocare.
Passi lo scemo di turno, il movimento decide di non togliere il cartello e di lasciarlo appeso visto che rappresenta bene il mondo del si tav, Alberto fa un intervento per dirlo e da li nasce la notizia di oggi su La Stampa, con il “povero” imprenditore che si lamenta e annuncia querele e denunce.
Co se che capitano sulla questione Tav e su La Stampa. A ciascuno il suo