In merito all’intervista firmata da Massimo Numa al parlamentare pd Stefano Esposito apparsa oggi 7 marzo 2010 sul quotidiano La Stampa di Torino. Tocca oggi a loro due sedersi al tavolo dell’infamia, a quattro mani, con l’aiuto del solito questurino di turno, a scrivere l’ennesima falsità sul movimento no tav e sui suoi protagonisti, noi tutti. Con un attacco di basso livello alcuni di noi che sacrificano tempo prezioso alla propria vita privata e lavorativa vengono descritti come professionisti della lotta e della protesta. Questa è l’ennesima dimostrazione, dopo quelle dei giorni scorsi firmate Bresso e Griseri, che del movimento no tav non si è capito veramente nulla. Non rimaniamo sicuramente turbati da questo. Quello che ci chiediamo però è in che mani il giornalismo o presunto tale sia finito. Con la stessa perplessità guardiamo ai politici che in questi giorni si sono spesi ad infangarci, ci chiediamo se queste siano le loro reali capacità di analisi e se quantomeno ne siano consapevoli. Non che ce ne fosse ancora bisogno, ieri il movimento ha dato l’ennesima prova di unità e partecipazione trasversale. In Piazza Castello centinaia di donne No Tav hanno sfilato sotto lo slogan “In Val di Susa manganelli non mimose” per ricordare l’8 marzo, con un pensiero a Marinella, pestata dalle forze dell’ordine a Coldimosso. Donne della valle impegnate a difendere la loro terra, ma che sanno guardare oltre i loro confini. Di questo ci dispiace, neanche una riga. Notizia troppo scomoda all’interno di quello che si sta profilando come un attacco al movimento, per chi cerca di dividere i “buoni” dai “cattivi”. Se un’analisi la dobbiamo fare, cari pennivendoli di turno, la facciamo noi. Primo, il giornalismo è altro, fatto di notizie raccolte sul campo, mettendoci la faccia, incontrando le persone e a volte, in fronti caldi e lontani da casa rischiando la vita (Ilaria Alpi e tanti come lei). Probabilmente caro Numa, la poltrona del suo ufficio è troppo comoda per essere abbandonata. Secondo, oggi più di ieri le immagini contano, soprattutto per chi una faccia pulita da mostrare non ce l’ha. E qui ci riferiamo a chi la tav la vuole fare a tutti costi, politici, questurini in odore di carriera o peggio di condanne e perché no provetti direttori di giornali come il giovane ed altrettanto ambiguo Mario Calabresi. Pronti tutti quindi a correre in soccorso con articoli ad arte e servizi televisivi truffa, pur di delegittimare il movimento e i suoi protagonisti. La storia ci dispiace per loro è un’altra, la nostra. Venti anni di lotta popolare, un’intera valle in movimento con cui non si vuole fare i conti. Questo il vero problema, un fiume di denaro in arrivo e loro, tutti lì in attesa, giornalisti corrotti, questurini e politici di turno. Personaggi che attorno alla costruzione della tav cercano di crearsi un futuro di mazzette e appalti. il bell’Esposito pronto ad Esporsi per cercasi o meglio ancora comprarsi un futuro posto al sole come diceva il duce, anche se forse il suo partito in odore di revisionismo tende a dimenticare. Il problema vero per loro siamo noi, il movimento, la gente della val susa che a testa alta non ci sta e con determinazione blocca questo flusso. L’affare del secolo, veniva definito nel 2005, oggi siamo ancora qui, sempre in molti e questo a tanti forse non fa piacere.