di Nicoletta Dosio (Comitato Lotta Popolare di Bussoleno)
I cieli della sera, la terra di vigne e boschi, dove i colori dell’ autunno si mescolano con le voci e i passi del popolo che non rinuncia a quella che fu la libera repubblica della Maddalena ed ora è la Maddalena in catene.
E’ il ritorno, il preludio della liberazione ai luoghi che rappresentano ormai una parte cruciale della nostra vita.
Brucia più che mai la memoria dei quarantacinque giorni in cui abbiamo difeso quella porzione di universo: quelle sere di lumi che, nel paese di fronte, si accendevano a poco a poco, quelle notti stellate in cui aspettavamo l’alba di ruspe e manganelli, e la sera del 26 giugno, il serpentone di fiaccole resistenti che saliva, lungo i tornanti, per l’estrema difesa delle barricate; poi l’alba livida del 27, l’aggressione da parte di truppe e tecnologie di guerra, la nebbia di idranti e lacrimogeni, l’abbattimento delle barricate; infine la marcia attraverso i boschi della Ramat, via dalla violenza e dagli oltraggi delle truppe occupanti.
Ieri, per la prima volta, sfuggendo ai posti di blocco, siamo tornati. Tra reti, muri e filo spinato abbiamo rivisto il grande piazzale, l’edificio che ospitava il museo archeologico, la cantina sociale. Abbiamo cercato invano la lavanda in fiore che bordava il piazzale, il viale di tigli, i rosai ai quali non rubammo mai neanche un bocciolo, per lasciarli vivere e respirare, anch’essi liberi e felici.
Dopo la concitazione della marcia, finiti gli slogan alle reti contro il muro di divise e blindati di ogni forma e colore, abbiamo sostato in silenzio tra i filari di Bequet e Avanà,. Sotto di noi il mare delle vigne a poco a poco invase dal buio; sopra di noi il cielo del tramonto, in tutte le sfumature di rosso, azzurro e oro e il volto della luna enigmatico e dolente; intorno la cerchia dei monti, dal Rocciamelone ai monti della Savoia. Insieme a tanta bellezza, abbiamo respirando il senso profondo di una collettività ricostruita per sempre, nella lotta e nella difesa di un futuro che non potrà esistere se non sarà di tutti.
Infine il ritorno, sui sassi dei sentieri, con mani fraterne pronte a sorreggere difficoltà e stanchezze. Ecco le luci violente del checkpoint alla Centrale e, oltre tl torrente, le tende familiari del presidio resistente, gli aromi della cena che l’alacre generosità delle cuoche ha provveduto a preparare