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Chiomonte, gas e bombe carta
Scontri nella notte al cantiere Tav 300 manifestanti incappucciati
danno l’assalto alle recinzioni
Bloccata per ore la A32 Torino- Bardonecchia, carabinieri e
agenti reagiscono: due ragazze
in manette
Guerriglia senza sosta fino alle 4 del mattino, blocchi stradali, e due arresti. L’ala violenta dei No Tav sembra aver totalmente rinnegato la protesta pacifica.
Una trentina di attivisti hanno occupato l’autostrada fino a notte inoltrata, due ragazze – un’autonoma di Chiomonte e una anarchica di Rovereto – sono state arrestate dalla Digos e dal Nucleo Informativo dei carabinieri. Nel pieno degli scontri, un funzionario della Divisione Investigazioni della Polizia è stato trasportato in ospedale dopo essere stato colpito a una gamba da una pietra: attorno al cantiere della Torino-Lione, ieri notte, si è scatenata una battaglia. Elementi del centro sociale Askatasuna e dell’area anarchica torinese incappucciati, vestiti di nero, maschere anti-gas, armati di spranghe e cesoie, circa 250 estremisti, più un piccolo gruppo di attivisti No Tav della valle, alcuni atterriti e sconvolti per l’azione dei teppisti, hanno tentato di attaccare l’area del cantiere, da più settori. Tentativi falliti nonostante l’uso di arpioni agganciati a corde e grosse cesoie.
I danni maggiori pochi metri sopra il varco 4, sotto l’area del museo. Una decina di metri di rete tagliata, strappata anche la «concertina», il filo spinato a due lame sulla sommità delle recinzioni. Prima un lancio di pietre e bombe carta, poi l’attacco alle recinzioni. I reparti anti-sommossa di polizia e carabinieri hanno cacciato anarchici e autonomi dopo più di due ore di battaglia, col lancio di decine di lacrimogeni e una serie di cariche. Forse per la prima volta, carabinieri, poliziotti e finanzieri hanno avuto la possibilità di trasformarsi, da bersagli umani, in cacciatori. Le squadre anti-sommossa sono uscite dal varco 4bis e 5, battendo ritmicamente sugli scudi, manganello alzato, per allontanare i black bloc che sono fuggiti nella boscaglia.
I capi dell’autonomia, ancora ieri, rassicuravano i media via Sms: «Non succederà niente, sarà tutto tranquillo». Un tentativo (forse) per mascherare le vere intenzioni, pianificate da almeno 48 ore. Una pioggia di pallini d’acciaio calibro otto, sparati con fionde professionali, colpiscono senza sosta le lamiere dei mezzi, i caschi tipo U boot e le protezioni delle forze dell’ordine.
Contemporaneamente, nell’area archeologica, i No Tav hanno tentato un altro assalto, di nuovo fallito; un massiccio uso di idranti e di lacrimogeni ha respinto una trentina di incappucciati. A mezzanotte gli scontri sono ripresi vicino ai viadotti della A32. Di nuovo pietre, di nuovo bombe-carta, lanciate con rudimentali mortai, simili a quelli sequestrati nei boschi alcuni giorni fa dai «Cacciatori di Calabria».
Un’immagine, da sola, dà il senso a questa assurda e inutile notte di violenza, una manifestazione di rabbiosa impotenza. Una donna con la bandiera No Tav sulle spalle, illuminata in pieno dalle torce della polizia, che quasi si getta su due incappucciati. Per fermarli: «Basta, smettetela, non dovete fare così, basta!». L’urlo si spegne nel fragore dei petardi agganciati ai bulloni e alle pietre. Donne e uomini, adulti e ragazzi, gente comune che aveva aderito alla mobilitazione, si allontanano verso i sentieri, immersi in una nuvola di Cs e gas urticanti.
Sarà difficile, da parte di chi sta governando l’ala violenta dei No Tav, convincere queste persone a ritornare di nuovo nei boschi di Clarea per manifestare contro la linea ferroviaria. Perché il pericolo di farsi male, adesso, coinvolge tutti, manifestanti e forze dell’ordine. I Vigili del fuoco hanno strettamente collaborato con polizia e carabinieri per azionare gli idranti e per puntare le torri faro, sopravvissute miracolosamente ai lanci di pietre. I Vigili sono stati a lungo impegnati anche per spegnere un’incendio appiccato dalle frange violente ad un boschetto sopra la galleria di Giaglione. Per la giornata di oggi è prevista una manifestazione pacifica.
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/419529/