Sabato 19 dicembre si è organizzato insieme ad Angela, licenziata del direttore del carcere delle Vallette Minervini perchè troppo vicina ai No Tav e quindi un “problema di sicurezza”, un volantinaggio presso il negozio Marte di Torino, un negozio temporaneo che offre i prodotti realizzati dai detenuti delle carceri piemontesi e finanziato dalla Compagnia San Paolo.
Nel comunicato stampa in cui la Compagnia di San Paolo presenta il progetto, dimentica di annoverare tra gli eleganti prodotti di qualità della Casa Circondariale Lorusso-Cutugno i provvedimenti anticostituzionali e discriminatori che il direttore Minervini non è nuovo a portare avanti.
Uno dei più recenti è stato infatti il licenziamento di Angela, che ha perso la sua unica fonte di reddito a causa della vicinanza col Movimento No Tav.
Il volantinaggio davanti al punto vendita “Marte”, organizzato con la speranza di ricordare ai sensibili avventori che quelle vetrine, assolutamente poco aderenti alla realtà che si respira e si vive in sezione, servono più al buon nome di Minervini che a costruire benessere per i detenuti che per quelle cooperative lavorano.
Angela lavorava come educatrice a partita Iva all’interno del blocco E del carcere di Torino, in convenzione con l’associazione Morgana e in una struttura comunitaria dedicata a persone con dipendenza da sostanza coogestita col Sert di Corso Lombardia.
Dopo aver perso il lavoro a fine settembre per i vaghi “motivi di sicurezza” già citati, ha avuto accesso solo a fine novembre (e dopo due lettere di sollecito del legale) agli atti con cui il direttore ha deciso di allontanarla.
Gli atti recitano: “Quest’ultimo (provvedimento) è stato adottato in quanto la Giordano ha pubblicamente sostenuto le condotte violente perpetrate da soggetti ristretti in carcere” e a sostegno di tale perentoria e altisonante affermazione compaiono le foto degli arrestati di inizio settembre per un’azioni di lotta in Valle.
La prova schiacciante però, volta a giustificare in modo inconfutabile il fatto di aver tolto il lavoro ad una madre, è riassunta nella segnalazione che due zelanti agenti al cancello di ingresso del carcere hanno steso il giorno 11 settembre quando Angela, all’uscita da lavoro, si era fermata a salutare alcune delle persone che attendevano l’uscita dei ragazzi arrestati: “..e, con fare amichevole e confidenziale li abbracciava baciandoli sulla guancia, oltre a intrattenersi con loro per alcuni minuti”.
E’ proprio questo “gravissimo” episodio alla base della proposta che il comandante di reparto porta al direttore scrivendo: “Si propone la revoca dell’autorizzazione non potendo un operatore condividre idee e valori antisociali e contrari all’ordine e alla sicuirezza”.
Poco importa che il direttore del carcere si sia “dimenticato” di inviare nei tempi previsti dalla legge la proposta di revoca al magistrato di sorveglianza, come altrettanto poco importa capire la situazione: il presidente del Tribunale di sorveglianza a fine novembre appoggia la revoca.
Mentre Lor Signori erano impegnati a scrivere e sottoscrivere decisioni ingiuste e discriminatorie, si è chiesto l’intervento anche di Mellano, garante regionale dei diritti dei detenuti, nonchè una risposta tramite un’interpellanza parlamentare: per ora nessuno dei due tentativi ha avuto alcun seguito.
Angela nel dossier distribuito durante la manifestazione dell’8 dicembre (che riunisce tutti i documenti ufficiali che hanno accompagnato questa vicenda) conclude sottolinenando che la forte solidarietà che l’ha circondata ha rinforzato l’intenzione di non voler accettare un’ingiustizia tanto evidente presa all’interno di quel fortino apparentemente inespugnabile.
Per questo motivo oggi il suo legale Roberto La Macchia ha presentato istanza di ricorso al Tar.
Continueremo a sostenere Angela e la sua lotta, per porre fine a questa criminalizzazione del movimento e di tutti i sui attivisti.
Solidarietà No Tav ad Angela!