Negli anni il reparto pubbliche relazioni di TELT ha preso proporzioni sempre più ciclopiche. Sondaggi truccati, giornalisti prezzolati e fanfaroniche kermesse sono solo alcuni dei mezzi di basso marketing messi in campo per vendere un prodotto scadente (il TAV) a dei clienti presi per gonzi. Il tutto ovviamente è a spese dei contribuenti, compresi quelli notav, obbligati a pagare non solo per un’opera inutile e opaca ma anche per parate, riviste patinate e catering destinati a eventi stile istituto LVCE pensati per glorificare le gesta dei costruttori del TAV.
Visto che a ognuno di questi incontri i promotori del TAV si ritrovano quei cocciuti dei valsusini a ricordare le ragioni del NO all’opera, ieri per “vendere” il TAV il direttore di Telt Mario Virano se n’è volato a spese nostre niente di meno che a Dubai. Il nostro era in città per partecipare all’Expo e vantare i meriti ecologici del raddoppio della Torino-Lione nonostante il parlamento UE abbia invitato al boicottaggio dell’evento (qui il “ce lo chiede l’Europa” evidentemente non vale).
Dagli Emirati, il direttore ci tiene ad assicurare che il TAV si farà “nel rispetto della totale sostenibilità, per noi cardine essenziale, declinata nei mezzi, nei modi e nei fini”. Sostenibilità per chi, non è dato sapere. Sicuramente non per le casse pubbliche, visto che il costo del solo tunnel di base è quasi raddoppiato in 20 anni, passando da 5,2 a 9,6 miliardi di euro e che ancora non si sanno neanche i costi dell’intera linea, stimati però dalla corte dei conti francese a 26,1 miliardi di euro. Nemmeno per l’ambiente visti le migliaia di alberi sradicati per i soli lavori esplorativi, la costruzione di una nuova stazione di TIR in mezzo ai paesi e la distruzione dell’habitat di decine di specie fra cui rari pipistrelli fondamentali per l’impollinamento dell’ecosistema alpino. Senza dubbio non per i lavoratori valsusini, perché l’impatto occupazionale dell’opera sarà ridicolo a fronte dell’investimento. Ma forse Virano d’Arabia si riferiva alla sostenibilità del progetto TAV per le multinazionali del cemento? Perché su questo evidentemente non possiamo far altro che concordare.
In ogni caso abbiamo trovato fantastica questa visita emiratina del nostro architetto preferito nonché, diciamolo, in piena sintonia col progetto TAV. Invece di partecipare in videoconferenza, Virano prende l’aereo per andare due giorni in un altro continente a parlare di “transizione ecologica” e poter fare un lancio di agenzia, con un impatto monstre in CO2. Il tutto per dare il proprio onesto contributo a un evento che è letteralmente una cattedrale nel deserto, in una città in cui nei centri commerciali voluti dal regime ci sono piste artificiali per sciare anche ad agosto che consumano 700 kilowatts-ora, però hey sul padiglione dell’expo ci sono i pannelli solari.
In ogni caso durante la gitarella saudita Virano non avrà potuto mancare di notare i punti di contatto tra i progetti dei saud e il raddoppio della Torino-Lione. Prendiamo Palm Island, le famose isole artificiali a forma di palma per cui è stato necessario spostare circa 150 milioni di tonnellate di sabbia. Certo i lavori sono costati la vita alla maggior parte della fauna marina ma è notizia recente che il governo finanzierà un bellissimo centro studio sul corallo per provare a reintrodurre un po’ di vita dopo aver seminato morte. Insomma, un po’ come distruggere l’habitat delle farfalla Xerinthia a Chiomonte, provare a ricostruire i nidi un po’ più in là e dire che si è portata avanti un’azione di quelle veramente green. E che dire ancora della repressione del dissenso? Certo in Val di Susa andiamo forte ma dall’Arabia Saudita c’è solo da imparare…