Appennino devastato e ora inquinato dalla grande opera, a pochi decine di metri dai fiumi Setta e Sambro, nell’area in cui sorgerà un parco. Lo ammette anche la Regione. I 5 Stelle presentano un esposto in Procura. Un testimone che vive vicino: “L’ho scoperto vedendo gli operai con tuta e mascherine”
di David Marceddu | Rioveggio (Bo) | 9 maggio 2013
Valori di amianto nella terra 72 volte sopra la norma, schiume blu che fluttuano nell’aria, un paesaggio devastato. La Variante di valico, la grande opera di Autostrade per l’Italia che attraverso 62 chilometri di viadotti e gallerie unirà Sasso Marconi a Barberino del Mugello, Emilia e Toscana, sta sconvolgendo l’ambiente dell’Appennino bolognese.
Ora lo ammette anche la Regione. L’assessore alla sanità Carlo Lusenti, interrogato dal consigliere del Movimento 5 stelle Andrea Defranceschi, ha infatti ammesso che ci sono problemi in un deposito che contiene il cosiddetto smarino, la terra che viene estratta con lo scavo delle gallerie. Una relazione redatta a marzo, richiesta dalla Asl alle ditte che scavano, non lascia dubbi: ‘‘Le analisi evidenziavano la presenza di actinolite (amianto, ndr) nel terreno in concentrazioni variabile tra 35,5 e 72,7 grammi per chilogrammo a fronte di un valore limite per la caratterizzazione dei cumuli di 1 g/Kg previsto dal decreto legislativo 152/2006’’.
Il deposito che ospita le terre velenose è quello che si trova a Rioveggio, nel comune di Monzuno, decine di ettari di paesaggio ‘lunare’ attraversati da ruspe e camion, su cui in futuro dovrebbe sorgere un parco fluviale con giochi per bambini e passeggiate. Il fiume Setta e il fiume Sambro sono lì, vicini, forse troppo. Per Defranceschi ce n’è abbastanza per presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Bologna, che potrebbe fare aprire un’inchiesta: ‘‘Né i comuni, né la Regione hanno mai provveduto a informare la popolazione della pericolosità del sito di deposito e di tutte le aree attraverso le quali il materiale è stato trasportato, esponendo da settimane i cittadini ignari alla possibile inalazione di sostanze cancerogene estremamente volatili”. Il problema dell’acqua peraltro riguarda anche la città capoluogo: ”A valle, dopo pochi chilometri dal sito di deposito sul fiume, vi è il depuratore di Sasso Marconi, che fornisce la maggior parte dell’acqua potabile per la città di Bologna’’. Sia l’Arpa, la società regionale per l’ambiente, sia Hera, la società che fornisce l’acqua potabile, stanno monitorando, ha assicurato l’assessore Lusenti.
La scoperta dell’amianto è stata quasi casuale: durante un’ispezione dell’Asl nei mesi scorsi all’interno della galleria Sparvo per verificare le condizioni di lavoro e la sicurezza, i tecnici dell’azienda sanitaria hanno appreso che erano stati attraversati tratti di terra impregnati dalle ofioliti, le pietre verdi cariche della fibra killer. A questo punto è stato subito chiesto alla ditta di indicare dove erano state depositate quelle terre. Una volta individuate, le aree sono state delimitate, per quanto sia possibile circoscrivere l’amianto contenuto nella terra triturata. Una terra venuta giù liberamente da un nastro trasportatore che funziona all’aria aperta tra le montagne.
Nelle ultime settimane chi abitava intorno alla ‘discarica’ ha visto comparire dei teloni a delimitare alcune aree. Piero Obici, che da anni si trova il deposito praticamente nel cortile di casa, si è insospettito: ‘‘Un mio amico un giorno mi ha detto che gli operai andavano avanti e indietro con le tute bianche e le mascherine’’.
Le nevicate di schiuma. Ma Obici, operaio e da una vita abitante di questa zona ormai martoriata, ha tante cose da raccontare: dopo anni passati a sopportare 24 ore su 24 il rumore delle gru e dei camion che trasportavano la terra, ora, al Fatto quotidiano racconta un altro fenomeno: ‘‘Ogni volta che piove quando la terra arriva con il nastro trasportatore si crea una specie di schiuma blu che vola per aria. L’Osservatorio ambientale mi ha assicurato per lettera che si tratta di una sostanza biodegradabile usata per ammorbidire la terra che la fresa deve scavare per fare la galleria’’.
Un disastro quello di Rioveggio e del suo amianto che va ad aggiungersi a quelli causati dalla Variante di valico a Ripoli, dove diverse frane risvegliate dagli scavi della galleria Val di Sambro stanno facendo camminare il paese e lo stesso viadotto della vecchia e ancora attiva Autostrada del sole. Nonostante le rassicurazioni della Regione su un rallentamento, nelle ultime settimane sono stati rilevati movimenti di decine di centimetri in poche settimane in alcune zone a ridosso del paese (frana Scaramuzza), mentre le case non arrestano il loro lento cammino verso valle. Un centimetro al mese contro i 2 millimetri all’anno di prima dei lavori.