Di seguito una riflessione di Etinomia sull’amara giornata di Lunedì 22 Ottobre, dove con disprezzo di ogni principio democratico, gli imprenditori di questa associazione sono stati lasciati alla porta da poliziotti e politici, in un convegno dove si sarebbe dovuto discutere di sviluppo economico della valle. Convegno aaperto a tutti, purchè già invitati e allineati al pensiero dominante.
Val di Susa, ora lo sviluppo. 22 ottobre 2012: oltre la rotonda limitrofa all’uscita autostradale di Avigliana Est, il comitato di accoglienza del Partito Democratico è costituito da centinaia di agenti in assetto antisommossa, come in una film di guerra. All’interno dell’hotel Ninfa si dovrebbe svolgere il convegno sul futuro economico della valle, che evidentemente, secondo gli organizzatori, passa attraverso la kermesse di più di trenta relatori in poche ore, una sfida alla capacità di concentrazione e uno schiaffo alla possibilità di confronto. A chi attendeva di poter assistere, ribattere o contestare sono stati utili i manganelli e gli scudi per aver conferma dell’originale interpretazione che il PD dà al concetto di partecipazione e coinvolgimento della popolazione. Al tavolo dei relatori, per altro, nessun imprenditore: prevale l’idea che il lavoro si crei artificialmente, nelle bottegucce di partito. Le stesse bottegucce che condannano quest’Italia alla disperazione, a scontare il peso di un debito formato in decenni di cattiva amministrazione e altrettanto pessima opposizione parlamentare, a subire l’onta di una classe politica vergognosa che osa ancora proporre le medesime ricette senza nemmeno la dignità di sottoporsi al confronto civile e frontale.
Per riuscire a varcare la soglia dell’albergo, dopo ore di contrattazione con il “servizio d’ordine” completamente a carico dei contribuenti, una sparuta delegazione di Etinomia è costretta a spiegare ad Esposito e compagni cosa si intenda per democrazia e cosa sia un convegno aperto al pubblico. Altri numerosi imprenditori di Etinomia hanno dovuto accontentarsi della transenna e dei caschi: la sala, a detta degli organizzatori, potrebbe esser piena. Ai pochi a cui è permesso entrare per lo più appare pieno il bar e l’angolo buffet, benchè siano appena le 11.30: lo spettacolo della sala mezza vuota, delle teste ciondolanti, dell’irrispettoso brusio è deprimente e spinge a fuggire. Ad una simile platea non merita ricordare che 450 imprenditori e cittadini hanno detto no alle opere inutili e dannose imposte da logiche ben lontane dall’interesse dei singoli oltre che pericolose per le ferite irreversibili inferte al territorio ed agli uomini. Non vale la pena ricordare l’ospedale di Susa che chiude i reparti, i bambini di Venaus a scuola nei container, 13 milioni di rimborsi ai politici regionali in sette anni e l’industria metalmeccanica che scappa dal Piemonte.
Non intendiamo condannare i politici, a questo penseranno i cittadini nel corso delle prossime elezioni. Contestiamo gli amministratori, tuttavia, ai quali occorre spiegare che una nazione in ginocchio va gestita come un padre gestirebbe una famiglia in difficoltà, preoccupandosi in primo luogo di sfamarne i membri, manutenere la casa, eliminare gli sprechi e soprattutto limitare le cause di indebitamento che minano le basi di un futuro sostenibile. Per un territorio ciò corrisponde a curarsi dell’agricoltura, della manutenzione del territorio, a controllare le spese non legate a consumi primari della popolazione (come le grandi opere inutili), ad eliminare interventi in programmazione che alimentino l’indebitamento (le linee AV hanno bilanci di esercizio fortemente passivi), investire sull’istruzione per migliorare la capacità della popolazione di interpretare la crisi. Molto diverso che tentare di controllare l’opinione pubblica imbastendo una passerella per giornalisti e politicanti.
Pretendiamo un futuro sostenibile, non solo in senso ecologico ma anche economico, basato su un lavoro che sopravviva alla “fine di se stesso”: il TAV recherà i medesimi frutti dell’autostrada, delle Olimpiadi, delle relative vuote cattedrali ed in generale delle grandi infrastrutture, le quali hanno lasciato in Valle il vuoto che giustifica la celebrazione di grotteschi spettacoli teatrali come quello andato in onda ieri al Ninfa; sono l’emblema della totale mancanza di capacità progettuale degli amministratori che le hanno promosse.
Per nostra fortuna, tuttavia, a noi non difetta l’onestà e la capacità propositiva, l’umiltà di riconoscere che occorre un cambiamento radicale ed il coraggio di denunciare la corruzione e la protervia di una classe politica in cui nessuno più si riconosce. La riconoscenza, quella vera e più profonda, vogliamo esprimerla ai sindaci che hanno avuto il coraggio di respingere al mittente la lusinga della ribalta e dell’opportunismo, come il sindaco Patrizio, a cui va il nostro plauso: siamo disponibili a lavorare al loro fianco, affinchè non debbano più vergognarsi guardando i propri cittadini in cerca di risposte. Risposte concrete che ancora una volta non sentiamo provenire da convegni, congressi e passerelle che celebrano i fasti di una casta in declino.