di Roberto Mairone Bussoleno
Importanti ed esclusivi interessi economici di un noto promotore pubblico italo-francese per la costruzione di una seconda e inutile linea ferroviaria tra Torino e Lione (leggasi TELT) sta, di fatto, imponendo ad un territorio ad importante vocazione turistica di apporre sul suo paesaggio, sugli itinerari escursionistici, sui beni comuni, sul patrimonio enogastronomico, sui monumenti storici e sulle attrazioni turistiche una data di scadenza. La formula suona più o meno così: “da ammirarsi e godersi preferibilmente entro il …”.
Mi spiego. Il loro castello di carte, che non è mai stato in piedi nemmeno in una camera a vuoto, se non attraverso una fitta rete di fili invisibili che sorreggono menzogne, dati falsi o modificati a loro esclusivo interesse è ora esposto al vento delle valli e alla pressione di una società cosciente e non più disponibile a sacrificare territori e beni comuni per la menzogna e gli interessi di pochi. Quel che è peggio per loro e che questa società sta crescendo in numero, in forza, in diffusione geografica.
Quando si hanno dei cani mordaci alle calcagna si scappa, ci si lancia in avanti a scapicollo, si urlano cose a vanvera pur di salvare le terga.
Anche qui mi spiego.
In un periodo storico in cui le ragioni scientifiche, economiche, sociali ed ambientali del Movimento notav, di soulevement de la terre e di molti altri attivisti cominciano ad attecchire anche nelle intelligenze dei “poco pensanti”, dei distratti o delle ignare vittime di catastrofi climatiche, la paura di dover immolare immensi fondi pubblici alla ragionevolezza e ai limiti fisici del nostro mondo, impone ai promotori della “grande mala opera” di affrettarsi, aprire cantieri, stendere concertine, dimostrarsi “sul pezzo” e, come sempre, ripetere di trovarsi dalla parte giusta. Come a dire: se le procure e le forze dell’ordine si accaniscono sui notav, sugli attivisti di soulèvements de la terre, su Ultima Generazione, su FFF e non su di noi ci sarà pure un motivo, no? Abbiamo politici locali e nazionali, giornalisti, accademici e ricercatori che (dietro lauto compenso) dimostrano (escogitano il modo per affermare) che siamo bravi, puliti, sostenibili e resilienti (in sostanza, per lavare le nostre mani ecocide!)”.
Allora come fare? Accelerare sull’apertura di nuovi cantieri (leggasi piana fra Susa e Bussoleno), bandire gare di aggiudicazione della torta, (ops!) dei lavori, prendere contatti con chi ha potere, mandato governativo e prurito di reprimere il dissenso con i manganelli, i lacrimogeni o le sentenze, non solo sul patrio suolo ma anche oltralpe.
Tutto ciò per dire cosa?
Semplice.
Per dire a Sindaci, amministratori e politici locali, imprenditori, operatori commerciali e turistici favorevoli all’ecocidio TAV che il tempo per gli affari stringe e che alla fine di questo tempo qualcosa dovrà essere sacrificato alle magnifiche sorti e progressive dell’alta velocità Torino Lione. Il paesaggio naturale (i terreni agricoli a est dell’abitato di Susa e ad ovest di Bussoleno, l’area fluviale lungo la Dora Riparia) verrà sconvolto da quello che, probabilmente, sarà il più grande cantiere in territorio alpino.
D’altra parte le “magnifiche sorti e progressive” richiedono magniloquenze, gigantismi, accoliti, celodurismi, primati!
Le strade di accesso a Susa, da millenni crocevia di diversi itinerari internazionali, verranno interrotte, deviate, sopraelevate “in accordo con il Comune” (cit. Valsusaoggi 19/06/2023). La ferrovia Bussoleno – Susa verrà anch’essa sopraelevata e, naturalmente, interrotta e sospeso il servizio per 2- 3 mesi (sempre cit. Valsusaoggi 19/06/2023). I 2 – 3 mesi di sospensione del servizio sarebbe meglio, conoscendo i polli, leggerli avendo in testa il concetto matematico di esponente nelle potenze. La stessa linea storica verrà innalzata, in alcune tratte fino a 7 metri. Tutto ciò senza contare la demolizione dell’area “Annibale 2000” e di “Guida sicura”, di parecchie abitazioni “interferenti”, lo spostamento degli svincoli autostradali, la probabile traslazione delle statali e, ancora, l’innalzamento di vie cittadine interne.
Magnifiche sorti e progressive!
Susa e Bussoleno diventeranno quindi una sorta di enclave circondate dai cantieri: stazione internazionale e tunnel di base, aree di stoccaggio dello smarino, nuovi svincoli autostradali a ovest per l’accesso al redivivo cantiere di Chiomonte, cantiere di San Didero a Est dei centri abitati con l’inevitabile aumento di traffico di mezzi pesanti, rumori costanti, polveri di cantiere, aumento dei particolati e degli inquinanti in atmosfera.
Il paradiso terrestre degli umarell, nonché futuri pazienti oncologici in (ahinoi!) numerosa compagnia!
Gli spostamenti di tanti valligiani e di turisti da e verso Susa e l’alta valle verranno modificati, sconvolti, ritardati, dissuasi, resi impossibili: interruzioni, deviazioni, sospensioni della linea ferroviaria, sensi unici, traffico pesante anche sulla viabilità interna. L’abitato di Susa verrà, probabilmente, bypassato dalla sola autostrada. Per alcuni anni (probabilmente molti) i turisti non si fermeranno più a fare incetta di alcolici, focacce, prodotti tipici, a pernottare negli alberghi che, da anni, attendono invano le frotte di operai impegnati nei cantieri! Gli immobili perderanno il loro valore. Ciò che ora è patrimonio turistico, disponibile e fruito, tornerà ad essere una dimenticata “vestigia”.
Tutto ciò in accordo con i Comuni e con le attuali amministrazioni. A lavori avviati, quando si dovrà contenere la rabbia dei cittadini ci saranno, forse, altri sindaci ed amministratori che tutto questo, magari, lo avrebbero voluto fermare fintanto che c’era il tempo! La rabbia verrà probabilmente espressa nei nuovi locali donati, in qualità di compensazioni, alle amministrazioni prone.
Una sorte immeritata per Susa, il gioiello delle Alpi Cozie e per Bussoleno nato nel medioevo grazie ai commerci (a bassissima velocità) della via Francigena proveniente dal Moncenisio, entrambi immolati sull’altare, ormai tarlato e traballante, della velocità e del minor tempo possibile per spostare umanità, cose superflue, miserie e disumanità, da un punto A ad un punto B.
Con misera pace di pochi!