Fuochi d’artificio o bombe? Terrorismo o sabotaggio? In atto una guerra oppure no? La questione Tav-NoTav e l’informazione: argomento scoppiettante.
Se uno legge solo la Stampa e la Repubblica ha una visione del genere: in Val Susa pericolosi terroristi hanno lanciato una vera e propria battaglia contro lo Stato e la legalità. Poi se uno legge tutto, ma proprio tutto, e magari ha la possibilità di farci un salto e capire, scopre che non è così. La Val Susa è militarizzata e i cantieri della Tv sono talmente malvisti che per farli andare avanti – nonostante la crisi e l’inutilità dell’opera – è necessaria una protezione militare stule Afghanistan.
Le ultime di questi giorni. Per i media un assalto paramilitare con bombe e poliziotti terrorizzati, per i No Tav una semplice azione di sabotaggio, con taglio di rete e rumori molesti oltre a lancio di fuochi d’artificio e tric trac.
Vale la pena guardare i video. Questo lo pubblicano i No Tav.
Nuovo attacco notturno al cantiere from No Tav on Vimeo.
E questo girato da La Stampa dove non sembra che gli agenti siano così scioccati come sostengono i giornali. Ma insomma è per farsi una idea. Anche perché in questa storia si è creato un asse fortissimo tra politica e media che sembra non dare scampo. Sono tutti favorevoli alla Grande Opera Inutile, e tutti allineati e coperti dietro il senatore Pd Stefano Esposito, un estremista Sì Tav che parla di “50 delinquenti che cercano il morto”, e del cantiere come “una trincea permanente, chi lavora lì ha paura”.
Anche se, a dire il vero, non si tratta di 50 black block, ma dell’intera popolazione della Valle che resiste da anni e che non intende abbassare la testa di fronte agli F35 di cemento e devastazioni che in tempo di crisi il governo vuol far pagare alla collettività. Un altro caso ideologico, sembra: F35 obbligatori, così come vogliono far sembrare obbligatoria la devastazione della Val Susa per farci passare un treno veloce che non servirà a niente altro che a portare le scatolette di tonno più veloci da Torino a Lione. E a chi non piace il tonno?
Scrivono i No Tav: “Ormai è prassi, e tra le strategie messe in campo per indebolire il movimento notav, l’informazione gioca un ruolo fondamentale. Lo hanno capito bene dalle parti della Questura, dove ormai lavora a pieno regime un ufficio stampa che dirama comunicati minuziosi già prnti per la pubblicazione sui siti e sulla carta stampata dei giornali. Lo hanno capito bene alcunii “giornalisti”, a cui basta copiare e incollare due o tre comunicati, e non devono nenahce perdere tempo a scrivere l’articolo. Lo ha capito bene qualche Senatore in cerca di continua pubblicità e qualche sindacalista poliziotto che cerca una poltrona alle prossime elezioni.
Chi lo ha capito bene però sono quei “giornallisti” che amano alimentare la boutade, gonfiandola ad uso e consumo non solo proprio, ma al servizio della lobby del Tav. E così via, la gara a chi la spara più grossa diventa la guerra che c’è in Valsusa, dove, le azioni dirette al danneggiamento del cantiere proseguono da tempo.
Se viene danneggiato un generatore si parla di tentato omicidio, un fuoco d’artificio diventa una specie di bazooka e poi l’obbiettivo è sempre quello di fare il morto, a dir loro”.
E come risposta Nicola Tanzi, segretario generale Sap, invoca la militarizzazione della Valle (ancora di più?) che somiglia a un pezzetto di Turchia in terra italiana. Con le forze dell’ordine spesso scatenate e manifestanti che finiscono come in Piazza Taksim.