Di Orsola Casagrande – IlManifesto I No Tav tagliano le reti del cantiere. E la marcia dei Sans Papier passa per la Valle
La mattina del 27 giugno del 2011, ruspe, forze dell’ordine e tanti lacrimogeni sgomberarono il presidio della Maddalena, nel cuore della val Clarea. Una violenza che ormai tante volte la val Susa ha visto. Migliaia di persone, da tutta la valle (ma da tutta Italia sono arrivati i No Tav, perché la lotta contro la Torino-Lyon non è solo valsusina), hanno resistito per ore all’attacco delle forze dell’ordine.
Oggi il presidio, la baita in pietra della Maddalena è circondato ancora da soldati e recinzioni. E proprio le recinzioni mercoledì sera sono state tagliate in vari punti dagli oltre cinquecento No Tav che, divisi in piccoli gruppi, hanno percorso i sentieri della valle che conoscono così bene per arrivare alle reti. Immediata la risposta delle forze dell’ordine impiegate per «difendere» quel cantiere imposto su una popolazione che ha già detto la sua: idranti, lacrimogeni. Il solito show di muscoli, per chi non ha argomenti per giustificare un’opera inutile e dannosa. Sono state danneggiate nell’iniziativa anche due torri faro e numerose protezioni di cantiere. Dopo due ore di tagli e resistenza i No Tav sono tornati a Chiomonte e Giaglione.
«Mercoledì sera – dice Lele Rizzo – siamo andati al cantiere. È normale che lo facciamo come è normale che quando ci andiamo diventiamo una presenza fastidiosa per chi deve gestire quel cantiere». Presenza fastidiosa, già. Perché i No Tav in tanti anni di lotta hanno coniato anche un vocabolario nuovo di questa resistenza attiva. Così l’azione di mercoledì rientra nelle azioni di «boicottaggio attivo» pianificate per questa che sarà una lunga estate. Il campeggio No Tav quest’anno è permanente, gestito di volta in volta dai vari comitati popolari di lotta.
«Sono convinto – dice ancora Rizzo – che il movimento No Tav sia l’antidoto a molte cose. Ad esempio se di questa vicenda si parlasse su Report tutti sarebbero indignati e magari anche incazzati, ma poi una volta che hai spento la Tv tutto rimane lì…». E qui sta la differenza, come dice Rizzo: «Noi invece, e molti insieme a noi, ci siamo, quello che non va tentiamo di cambiarlo, a costo di respirare lacrimogeni e farsi bagnare dagli idranti». Si rifondano alcune categorie «persino ora, sul discorso delle ditte e dell’opera in quanto tale: ad esempio – sottolinea Rizzo – non possiamo pensare di fare solamente il boicottaggio alle ditte o ai sostenitori del Tav, un boicottaggio passivo. Per noi anche il boicottaggio è un momento attivo di lotta, non ci limitiamo a non comprare un prodotto per capirci, ma ci mettiamo gli scarponi, ci armiamo di buon cuore e andiamo là in mezzo, alle reti, nella nostra terra che è stata già devastata a sufficienza».
Mercoledì erano in tanti alle reti, cinquecento persone soprattutto della valle. «Siamo andati alle reti – dice ancora Rizzo – nel giorno dell’anniversario dello sgombero della Libera Repubblica della Maddalena. Ci siamo andati per dimostrare che è vero, è passato un anno, abbiamo perso qualche metro, alcune cose sono cambiate, ma altre proprio no».
Quello che certamente non è cambiato è la determinazione a bloccare quest’opera devastante per la valle e ormai paradigmatica di tutte le val Susa d’Italia e oltre. Una rivolta di popolo contro un’imposizione intollerabile.
E poiché la val Susa guarda al mondo, non è casuale che la terza giornata della tappa torinese della marcia dei Sans Papier si svolga proprio in valle. È prevista la marcia da Avigliana a Bussoleno attraversando numerosi paesi della valle e nei prossimi giorni si svolgeranno diverse iniziative. La marcia chiede la libera circolazione per tutti i migranti. La tappa valsusina, che durerà alcuni giorni, ha una particolare importanza. Dicono gli organizzatori che «la valle ribelle è diventata il simbolo della lotta contro la prevaricazione degli interessi economici sulle vite delle persone, per un modo diverso di intendere la politica ed i momenti di socialità. Una comunità che si è creata nella lotta e che rifiuta il razzismo».
La prossima settimana, il 6 luglio, si aprirà a Torino il processo contro i No Tav arrestati nel gennaio scorso. I No Tav stanno organizzando una serie di iniziative per far sentire la loro presenza agli imputati. Intanto Nicola Alessandro Arboscelli il 25 giugno ha iniziato uno sciopero della fame per «protestare nei confronti delle prolungate e, a mio parere, ingiustificate e ingiuste detenzioni». In carcere rimangono ancora tre attivisti mentre diversi sono ai domiciliari.