10.000 agenti supplementari. È la cifra rivelata ieri dalla ministra Lamorgese interpellata su quali misure fossero state prese per garantire la tranquillità dei cementificatori contro le proteste No Tav.
Il dispositivo messo in piedi dal ministero dell’interno prevede attualmente 180 unità tra poliziotti e soldati in permanenza a presidiare il cantiere di Chiomonte e 170 sul fronte San Didero, presenza che ovviamente “viene rafforzata in occasione di specifiche iniziative di protesta”. Per il solo mese di luglio sono stati schierate appunto 10.000 unità supplementari rispetto a questo già mastodontico apparato di sicurezza.
Cifre che parlano chiaro: il movimento No Tav continua a essere la spina nel fianco dei governi che si susseguono da 30 anni, la cattiva coscienza di una politica sempre prona agli interessi di poche multinazionali a discapito degli abitanti del territorio, l’incubo di un apparato auto referenziale assolutamente incapace di fare piegare la testa a un movimento genuinamente popolare.
Mentre i giornali si riempivano di lacrime di coccodrillo per l’anniversario del G8 di Genova non si può fare altro che prendere atto che la strategia dello Stato per gestire il dissenso è sempre la stessa. Le questioni sociali sono trattate come materia di ordine pubblico e l’esercito viene regolarmente schierato contro la popolazione civile. Dovremo aspettare altri 20 anni per intendere qualche vagito dai sinceri democratici a scoppio ritardato? Perché qui in Val di Susa il silenzio è assordante…