Intervista a Lele Rizzo (Notav)
(a cura) di Anna Lami – Megachip
Tra repressioni, azioni di disturbo contro il cantiere, manifestazioni pacifiche e risultati elettorali, qual è la situazione attuale della lotta NoTav in Val di Susa, anche alla luce del corteo di sabato prossimo? Quali gli obiettivi che si pone l’iniziativa del 23 marzo?
Abbiamo indetto questo corteo due mesi fa, con l’intento di manifestare subito dopo le elezioni in modo da dire a qualsiasi governo in carica: saremo il vostro problema, ancora una volta. Nel frattempo, chiaramente, non si è mai fermata l’attività di disturbo del cantiere e di continuo allargamento del consenso alla nostra lotta. Abbiamo, in questi due mesi, fatto assemblee in ogni paese per confrontarci tra di noi sul presente e immaginarci il futuro. Un percorso tutto interno alle caratteristiche del movimento notav, che ancora una volta ci ha dato la consapevolezza di andare avanti con entusiasmo tenendo bene a mente l’obiettivo: vincere!
Il 23 saremo tanti, e ancora una volta guarderemo avanti dopo la manifestazione, consapevoli di essere sempre più legittimati nella nostra lotta, che man mano sta diventando la lotta di tutti/e.
Nel libro-inchiesta “A sarà dura. Storie di vita e militanza no tav” a cura del Centro sociale Askatasuna, era stata prevista la forte affermazione del Movimento 5 Stelle in Val di Susa, che infatti è diventato di gran lunga il primo partito nei territori valsusini. Quali a tuo avviso le ragioni di un tale consenso?
Ho provato a spiegarle qualche giorno prima delle elezioni con un articolo (https://www.notav.info/post/due-parole-su-notav-e-movimento-5-stelle/) e rimanderei a quelle per delle considerazioni più approfondite che credo abbiano trovato la loro dimostrazione nel voto espresso. Ma il dato chiaro che emergeva era la necessità da parte del popolo notav di una spinta in più alla lotta, anche dentro il parlamento che con noi non ha mai avuto molto feeling. L’anomalia politica del Movimento 5 Stelle ha rappresentato un punto di forza per quello che riguarda le istanze notav, tant’è che negli ultimi giorni non c’è dibattito politico dove non si parli di Torino-Lione come fattore da accantonare se si vuole parlare con loro. C’è paura nelle logiche istituzionali, paura per gli equilibri che ci sono sempre stati tra i partiti, quasi tutti a favore del tav. E c’è, soprattutto, paura di noi; c’è paura che il movimento, legittimato anche nel “palazzo”, possa acquisire una forza tale da dare una spallata definitiva a questo progetto che a dirla tutta è l’ultimo bancomat della politica istituzionale.
Leggo poi diversi timori sulle sorti del movimento -soprattutto in rete- motivati dalla preoccupazione che il movimento stesso possa delegare a Grillo la sua rappresentanza: beh io posso dire, da militante notav, di stare tranquilli, perché in oltre 20 anni non abbiamo delegato mai nulla a nessuno e non lo faremo nemmeno questa volta. L’autonomia politica di questo movimento è un fattore talmente “naturale” che non sarà intoccata. Anzi sapremo sfruttare la situazione che si è venuta a creare come un elemento di maggiore forza per noi.
Nella tua intervista contenuta nel libro sopra citato,parli del “carattere anti-istituzionale del movimento”, intendendo come anti-istituzionalità quella fattuale, sostanziale, e non quella ideologica. Oggi il Parlamentoospita numerosi eletti contrari alla Torino-Lione.Quale dialettica si può instaurare tra le caratteristiche di un movimento antagonista e conflittuale come il vostro ed i parlamentari grillini pronti a sostenere le vostre ragioni dall’interno delle istituzioni?
Vale il ragionamento che facevo prima. Chi ci vuole sostenere ci prende così come siamo, con la nostra logica e la nostra lotta chiara e limpida fatta di resistenza popolare. Sai, siamo quelli che dopo il 3 luglio hanno dichiarato “siamo tutti blackblock” per mettere a tacere le insinuazioni sugli infiltrati avanzate da chi tentava di dividere il movimento tra buoni e cattivi. Noi siamo questi e non possiamo che essere anti-istituzionali perché sono le istituzioni a volere il tav e ad arrestare i militanti notav. Ma ti dico di più, credo che l’essere così ci porti a pensare ad un nuovo modo di pensare alle istituzioni, nuovo, fondante. “Istituzioni della lotta” mi verrebbe da dire: del resto da noi vale più un’assemblea al polivalente di Bussoleno che una seduta del parlamento, perché decidiamo insieme, partecipiamo e non deleghiamo a nessuno.
Per voce di Giorgio Airaudo, anche i deputati di Sel hanno annunciato la partecipazione alla marcia. Non trovi che ci siano però significative differenze tra chi come il Movimento 5 stelle ha una posizione di netta alterità a tutto il sistema politico dominante e chi invece è alleato del Pd che nei suoi vertici nazionali si è sempre schierato per la Tav e per le azioni repressive contro il vostro movimento?
Sono d’accordo, sono le solite logiche istituzionali, anche se devo fare differenze perché Airaudo ha sempre partecipato al movimento ed ha costruito un rapporto tra notav e Fiom che ci ha dato molto senza chiedere nulla in cambio. Su Sel che dire, è tutto e il contrario di tutto, ma sono i benvenuti se terranno la barra dritta sulla Torino-Lione. L’unica cosa che si deve evitare oggi, se non si vuole scomparire del tutto, lo dico ai partiti della sinistra, è di continuare a fare voli, distinguo strani e mosse da equilibristi con le lotte sociali. Un po’ di tempo fa andava in voga l’alleanza tra partiti (qui in regione e in comune) con il Pd perché non “parlavano di tav”. Noi abbiamo dimostrato che non si può non parlare di tav, perché il tav è un pezzo di questo mondo del potere ed ha la capacità di incarnare tutto: quindi basta con queste alchimie, essere notav comporta delle scelte chiare, che andrebbero fatte fino in fondo per chi si dice altro dal Pd e da Monti.
Nelle considerazioni conclusive del librosi evidenzia la necessità che “sorgano tanti movimenti antisistemici, che partano pure da differenti necessità (..) l’importante è però che si indirizzino tutti in prospettiva di conquista di spazi di liberazione e di autonomia, contro il sistema capitalistico globale.” Per quale ragione, a tuo avviso, di movimenti “antisistemici” in Italia se ne contano così pochi? Credi che il modello conflittuale che si è imposto in Valle sia riproducibile altrove?
I motivi sono tanti e non ho ricette. Ma i dati di fatto talvolta possono essere inquietanti. Secondo me si è per troppo tempo ceduto il campo della lotta al compromesso, senza credere veramente nello strumento del conflitto. Chi per interessi, chi per incapacità, in molti non hanno voluto “spingere” sulla costruzione di lotte e movimenti dal basso, accontentandosi di divenire ceto politico e costruirsi un po’ di rappresentanza. Potrei citare tanti di quegli esempi…ma quanto detto sul libro è quello che penso anche io, senza alcun dubbio: del resto qui, ormai, è una questione di difesa personale.
Praticamente tutti i militanti NoTav intervistati nel libro-inchiesta si dicono convinti della vittoria finale della lotta contro l’Alta Velocità. Anche tu sei altrettanto ottimista per il futuro?
Assolutamente sì, sono consapevole del costo di questa vittoria, che sarà alto in termini di magistratura per intenderci, ma sì , sono convinto che vinceremo. E’ il nostro vero obiettivo che ci permette di guardare avanti organizzando la resistenza.