Venerdì 2 giugno si è tenuto a Bussoleno un importante incontro di confronto convocato presso la sede dell’Unione Montana.
Movimento No Tav, sindaci del territorio e tecnici si sono incontrati per fare il punto della situazione dopo gli ultimi sviluppi relativi ai blocchi del cantiere di San Didero.
Di fronte alla chiara fase di stop che la nuova linea Tav Torino-Lione ha incontrato, era infatti opportuno trovare un momento di sintesi tra le varie anime che in Valsusa si contrappongono alla realizzazione di questo progetto.
Un confronto che ci auguriamo possa essere proficuo nella trasparenza delle posizioni, diverse per ruoli e genesi, e che possa portare ad un avanzamento delle giuste e quanto mai attuali ragioni che da decenni ci trovano in uno stato di mobilitazione e attivazione permanente.
Di seguito un estratto degli interventi e delle posizioni portate dal Movimento No Tav alla discussione.
– La valle di Susa è una valle di transito attraversata da secoli da persone, beni e culture. Simile ad una città portuale vive anche di questi spostamenti e convive con questi spostamenti. Generazioni di donne e uomini hanno scelto nel tempo di insediarsi, vivere e creare comunità in un territorio con questa marcata vocazione. Nessuno l’ha mai negata e, oggi, ogni abitante di questa valle ha nella propria memoria, anche genetica, parte di questa storia.
– Il Movimento No Tav nasce e si sviluppa contro l’opzione progettuale che prevede la costruzione di una nuova infrastruttura di transito in Valle di Susa. Partendo da un dato per noi molto chiaro, ovvero che le infrastrutture ferroviarie esistenti sono sotto utilizzate. Il progetto della nuova linea Tav Torino Lione è da intendersi quindi come puro consumo di suolo, energie e denaro con la previsione di abbandono delle infrastrutture esistenti utili invece anche per la mobilità locale del territorio.
Oggi da questo territorio dobbiamo avere dunque la forza di imporre una transizione ecologica vera, non quella dei banchieri o dei costruttori. Quella attenta ai bisogni delle persone e della natura, che sappia ribaltare il rapporto essere-umano pianeta basato sul consumo sostituendolo con un rapporto basato sull’aiuto e sul rispetto.
La sfida con cui ci confrontiamo è quella di costruire una vera transizione ecologica, che sia attenta alle necessità di chi vive i territori e che allo stesso tempo rappresenti una ricchezza collettiva e non un’ulteriore spoliazione.
Il cantiere, o meglio il fortino, del nuovo autoporto di San Didero è bloccato. Esiste quindi la possibilità reale di ottenere la sospensione del progetto e lo spostamento delle risorse verso un utilizzo più congruo e utile, la linea ferroviaria storica.
Idem per ciò che concerne il possibile aumento del transito su gomma al traforo del Frejus dovuto alla chiusura del valico del Bianco.
Non è accettabile un aumento dei transiti dei mezzi pesanti in Valsusa. Piuttosto il territorio deve ottenere che il transito attuale su gomma sia tassato pesantemente al fine di creare un pesante disincentivo e che le risorse recuperate vengano destinate al miglioramento del valico ferroviario.
In sintesi, uno sguardo d’insieme che sappia produrre una prospettiva unitaria. Imporre ai governi e alle economie una riduzione progressiva degli spostamenti delle merci guardando non alla globalizzazione dei flussi, ma alla localizzazione delle produzioni. Imporre per il territorio un percorso di transizione ecologica vera in cui le infrastrutture esistenti siano migliorate e i flussi si spostino dalla gomma alla ferrovia.