da tuttacolpadeinotav I saggi: il filo conduttore della democrazia sarà spinato.
Il documento consegnato dai quattro “saggi” (Onida, Mauro, Quagliariello, Violante) componenti il gruppo di lavoro sulle riforme istituzionali ha dedicato un punto del proprio lavoro alle grandi opere giocando d’astuzia e prendendo da esempio il lavoro fatto sulla Torino Lione, dove dietro ai blindati della polizia e al filo spinato, ci sono dei finti tavoli di dialogo con la popolazione dove potersi pulire la coscienza (istituzionalmente parlando), e poter poi dire di aver dialogato con i cittadini.
Dietro al finto dialogo (che qui da noi ha preso il nome di Oservatorio) l’unica cosa che verrà recepita è l’ultima frase: Vanno inoltre disincentivate le impugnazioni meramente strumentali – Che tradotto in soldoni significa impedire l’impugnazione delle porcate che sta facendo LTF in spregio di ogni legge e regolamento.
Tutto fumo negli occhi.
Nell’immagine in allegato il primo tavolo di confronto
I quattro saggi (Onida, Mauro, Quagliariello, Violante) componenti il gruppo di lavoro sulle riforme istituzionali hanno consegnato la relazione finale al presidente Napolitano. A pagina 7, punto 10, ecco la parte dedicata alle grandi opere:
Dibattito pubblico sui grandi interventi infrastrutturali. I grandi interventi infrastrutturali devono essere decisi solo dopo un ampio e regolato confronto pubblico, per favorire la partecipazione dei cittadini a decisioni che hanno impatto rilevante sull’ambiente, come richiesto dalla Convenzione di Aarhus del 1998 e come avviene da tempo in Francia con le legge n. 276 del 2002 dedicata alla démocratie de proximité. Il dibattito pubblico deve svolgersi nella fase iniziale del progetto, quando tutte le opzioni sono ancora possibili e deve riguardare tanto l’opportunità stessa della costruzione della grande opera quanto le modalità e le caratteristiche della sua realizzazione. Al dibattito, mediato da esperti estranei al committente, può partecipare tutta la popolazione interessata. I costi sono a carico del committente dell’opera. Dallo svolgimento del dibattito pubblico deriverebbero benefici sia in termini di partecipazione e democraticità delle decisioni sia in termini di speditezza ed efficacia dell’azione amministrativa (che in questo modo non verrebbe più permanentemente condizionata dalle pressioni settoriali e localistiche). Vanno inoltre disincentivate le impugnazioni meramente strumentali.