Si è svolta questa mattina presso l’aula bunker del carcere della Vallette a Torino l’ennesima udienza del processo che vede imputati più di 50 attivisti del movimento No Tav per le giornate di lotta del 27 giugno e del 3 luglio.
Gli avvocati della difesa hanno preso parola per più di 5 ore, motivando la richiesta di esclusione di molte delle parti civili che si sono costituite nelle precedenti udienze, tra cui la presidenza del consiglio dei ministri e diversi ministeri. L’attenzione degli avvocati si è anche incentrata sulla costituzione dei sindacati di polizia e diversi organi intermedi di rapppresentanza delle forze dell’ordine.
Diverse le motivazioni tecniche portate in aula, ma soprattutto la volontà di sottolineare il significato politico di tale discesa in campo da parte del governo: fare pressione sui giudici e intimidire il movimento No Tav.
Da sottolineare l’intervento dell’avvocato Novaro rispetto la presidenza del consiglio dei ministri: “Qui si sta discutendo di due episodi specifici che hanno riguardato la contrapposizione tra alcuni attivisti e le forze dell’ordine, non della resistenza popolare di decine di migliaia di persone che fanno parte di un movimento, che da 10 anni sta lottando per difendere il suo territorio”, ha detto l’avvocato, che ha aggiunto: “Non si comprende quindi come il governo, che ha chiesto di costituirsi qui ma non al processo ‘Minotauro’ contro la ‘ndrangheta, possa lamentare un danno di immagine. In passato la presidenza si è costituita solo per reati contro lo Stato o per stragi che hanno turbato la collettività, come quella di Sant’Anna di Stazzema. Non c’è paragone con quegli episodi”
Nella prossima udienza del 14 marzo l’accusa si riserverà il diritto di replicare.