Si è conclusa nello scorso fine settimana una delle tre tranche dei processi avviati contro una quarantina di giovani NO TAV imputati per la manifestazione di protesta del 14.6.2013 davanti alla ditta ITINERA a Salbeltrand.
Le contestazioni andavano dall’imbrattamento all’invasione di terreni ed edifici, dall’interruzione di pubblico servizio alla violenza privata ed alla resistenza aggravata a pubblico ufficiale. I ragazzi erano partiti dal campeggio No Tav e si erano diretti alla ditta che collaborava con i lavori del cantiere di Chiomonte. Alcuni erano entrati nel cortile dell’Itinera ed erano poi apparse alcune scritte sui mezzi di lavoro. I Carabinieri prontamente accorsi avevano lamentato di essere stati ostacolati nel loro intervento dal presidio ed avevano riferito in Procura che era stato inoltre disturbato il regolare transito di un mezzo di rientro dal cantiere. Si era in realtà trattato di una normale azione di protesta che si era conclusa davanti alla stazione ferroviaria di Salbeltrand dove i ragazzi erano stati tutti fermati dalle forze dell’ordine ed identificati in massa per essere poi tutti deferiti all’autorità giudiziaria
Alcuni ragazzi minorenni erano già stati processati dal Tribunale per i Minorenni ed erano stati, a vario titolo assolti nel maggio del 2017.
Tre imputati maggiorenni avevano scelto invece di definire il processo con rito abbreviato e, mentre due erano stati assolti, una ragazza, ricercatrice dell’università Ca’ Foscari di Venezia, era stata condannata per l’invasione della sede dell’Itinera e per la violenza privata. La condanna, richiesta dal solito Rinaudo e giustificata dal Tribunale di Torino con l’uso del “noi partecipativo” utilizzato dall’imputata nella redazione della tesi con la quale riportava delle iniziative valligiane, aveva destato lo sdegno del mondo accademico ed era stata oggetto di numerosi appelli e convegni. La sentenza è stata ovviamente impugnata ed è in attesa della decisione della Corte d’Appello.
Nel fine settimana scorso è stata infine emessa la sentenza per i numerosi restanti imputati: tutti assolti da tutti i capi d’imputazione.
La Procura dunque, alle soglie del pensionamento di Rinaudo e di Spataro, registra l’ennesimo fallimento in un accanimento tutto politico che li ha già visti sconfitti in numerose altre occasioni, non ultimo con la recente sentenza della Cassazione sul maxiprocesso.
Attendiamo ora giustizia anche per Roberta, la ricercatrice veneta, ingiustamente condannata.