di Barbara Debernardi – ValsusaNotizie
Foto di Gabriella Tittonel
La Fabbrica delle E di Torino ha ospitato oggi la seconda giornata di testimonianze del processo sul tema Valle di Susa e violazione dei diritti fondamentali dell’uomo.
L’apertura dei lavori è stata affidata a Sandro Plano, Sindaco di Susa e presidente dell’Unione dei Comuni della bassa Valle di Susa, che è tornato a ribadire quanto già espresso nelle relazioni di ieri, ma dal punto di vista dell’amministratore pubblico. Il disconoscimento del cosiddetto accordo di Pra Catinat (“mai approvato”), le dimostrazioni di forza da parte dello Stato, il “dialogo aperto solo con i favorevoli all’opera”, la difficile eppure ricchissima esperienza della democrazia partecipata, l’informazione di parte, subita da un territorio mai davvero ascoltato e i tanti processi sommari e tutt’altro che garantisti degli ultimi anni sono stati i punti passati in rassegna. Per arrivare ad una affermazione finale forte: “Noi, amministratori locali, non potremo mai dirci politicamente e moralmente estranei a quanto accaduto e a quanto accadrà in Valle di Susa“.
Temi e storie che si sono poi ripetuti nelle relazioni successive, in cui sono cambiati paesaggi e grandi opere, sempre inutili e imposte, ma non i presupposti e le leggi che le governano. Dal Mose di Venezia, al rigassificatore di Livorno, dal ponte sullo Stretto di Messina, al Muos o all’autostrada Orte-Mestre è un unico rincorrersi di tanti altri scenari valsusini: interessi economici lobbistici e politici, impatti ambientali pesanti, errati e manipolati rapporti costi/benefici, violazione della Costituzione, interruzione della democrazia, diritti negati e popolazioni locali non solo inascoltate, ma calpestate, moralmente e fisicamente.
Le relazioni del pomeriggio, aperte a casi simili, in Europa e nel resto del mondo, oltre a fornire un respiro ampio alle denunce partite dalla Valle di Susa, testimoniano quanto più di un relatore ha espresso nel corso degli interventi.
Il pronunciamento del Tribunale, atteso per domenica pomeriggio, non sarà solo risposta a una emergenza locale, per quanto drammatica. Potrà essere base di riflessione per fondare nuove modalità democratiche per il terzo millennio. (B.D. 6.11.2015)
Tribunale dei Popoli. L’impatto del primo giorno con la Valsusa occupata
Ha preso il via ieri l’importante iniziativa del Controsservatorio Valsusa con una visita all’area del cantiere tra mille ostacoli. Oggi sotto esame le altre grandi opere italiane.
di Gabriella Tittonel
Si è chiusa alle diciannove, alla Fabbrica delle “E” di Torino la prima delle quattro giornate promosse dal Controsservatorio Valsusa che vedono impegnato il Tribunale Permanente dei Popoli, organo che indaga sulle violazioni di diritti fondamentali a carico di cittadini e comunità, un tribunale di opinione, che esprimerà domenica, dopo aver ascoltato le testimonianze dei valsusini e di altre realtà, la propria sentenza sulla situazione che in valle è determinata dalla presenza della grande opera del tav.
Con attenzione e coinvolgimento i componenti del tribunale hanno iniziato la loro visita in valle nel pomeriggio di mercoledi, con una visita alla Maddalena di Chiomonte, dove in prima persona hanno capito cosa veramente significa dover fare quotidianamente i conti con una valle militarizzata, con consegna documenti, barriere, muri, che delimitano terreni, strade e da anni hanno visto chiuso il museo archeologico, la necropoli. Con sgomento e con tanti nuovi interrogativi hanno così iniziato l’ascolto delle numerose testimonianze dalla Valsusa, che si sono susseguite oggi, tutte circostanziate ed esaurienti e che hanno permesso di acquisire uno sguardo a trecentosessanta gradi su una situazione estremamente complessa.
Foto: I giudici del Tribunale dei Popoli a Chiomonte
Abuso della forza e del diritto, militarizzazione: questi gli aspetti che fanno oggi riflettere maggiormente i componenti del Tribunale e che certamente oggi verranno riproposti, ascoltando le testimonianze di altre realtà (passante ferroviario di Firenze, Mose di Venezia, Muos, linee ferroviarie in Europa, la stazione Stuttgart 21 in Germania, la miniera d’oro di Rosia Montana, l’aeroporto di Notre Dame de Landes, ma anche la situazione dell’America Latina).
Tutte situazioni che non possono non suscitare ulteriori domande sul senso della democrazia, sempre più spesso sospesa. (G.T. 6.11.2015)
Foto: La testimonianza del prof. Tartaglia (Politecnico di Torino) al Tribunale dei Popoli